Maria Corti e Dante. Un contributo ancora attuale.



Da: Pierluigi Casalino 
 
Maria Corti, critica letteraria e profonda studiosa di Dante, ha affrontato senza pregiudizi il discusso rapporto tra Dante e l'Islam, indicando punti non contestabili dell'influenza non solo filosofica, ma anche escatologica, del mondo musulmano sul Sommo Poeta. Un'analisi, quella della Corti, che ha trovato da ultimo attendibili conferme da parte di un altro studioso come Luciano Gargan. Entrambi questi studiosi, ora scomparsi, hanno lasciato una traccia profonda in un tema così delicato e suggestivo, al punto da essere opportunamente rivisitati durante le celebrazioni dantesche del 2015-2021. In qualche modo, peraltro, va ricordata la Corti per un suo libro, oggi un po' datato, La Felicità Mentale. L'Autrice qui entra in Dante, svelandoci dunque straordinari risvolti del pensiero del Poeta, nel senso che, come già la precedente opera dedicata al De Vulgari eloquentia e alla filosofia della lingua che vi è esposta, la Corti intende ricostruire quello che l'universo delle idee, di letture, di concezioni della letteratura, della filosofia e della storia, che Dante usa nelle sue opere- soprattutto la Vita Nuova e il Convivio) e sviluppa e impronta ai suoi progetti di scrittura. L'attività della Corti intorno a Dante appare esemplare proprio perché costituisce il vertice di una richiesta dedicata al mondo medievale che Dante accoglie e svolge nella sua opera, libera da tutti quei pregiudizi che tanto a lungo hanno messo la filosofia, e, in genere, il pensiero del Medioevo in base a criteri di gretto razionalismo, ma anche dalla non meno assurda pretesa di poter capire il significato della produzione dantesca con una lettura impressionista, intuitiva  senza contatti con la realtà autentica del pensiero di Dante e dei suoi tempi, anzi volutamente aliena dall'indagarla e dal conoscerla. De Sanctis, Croce, una buona parte della critica italiana del Novecento e oltre, erede di quell'ignoranza della tradizione biblica e cristiana, che è caratteristica della nostra cultura: e sarà, allora, da dire che le indicazioni preziose di Eliot, di Singleton, di Lagercrantz, di Malato, di Pasquini e di altri sulla Commedia hanno le radici anche nel fatto che tutti partecipano di una cultura in cui la conoscenza della Bibbia è tuttora diffusa. Insomma, in un modo o nell'altro, per via di profonda consonanza di poeti o di pazienza e impegno di critici, l'opera di Dante viene  a costituire ancora un'esperienza centrale per il lettore di oggi, come appare evidenza anche a chi si accontenta di vedere la questione dall'esterno e di giudicare dalla frequenza e dalla qualità dei libri che le sono dedicati in queste celebrazioni: a smentita definitiva di chi, seguendo le modo e gli attuali sconforti, vorrebbe che il mondo della letteratura fosse ridotto alla superficialità e alla banalità delle idee e delle opere correnti. Anche per tali motivi il contributo di Maria Corti allo studio di Dante resta ancora di grande spessore e attualità. 
Casalino Pierluigi