Da: Pierluigi Casalino
E' difficile sottovalutare l'influenza di Alfarabi sulla filosofia islamica. Egli fu il capofila che teorizzo' quella struttura del reale e traccio' quelle linee argomentativo che, sotto il nome complessivo di filosofia greco-araba, furono fatte proprie successivamente da Avicenna (Ibn Sina), Avempace (Ibn Bajjah) e Averroe' (Ibn Rushd), e direttamente contribuirono a creare l'edificio metafisico e cosmologico del Medio Evo occidentale come disegnato,ad esempio, da Dante nel Convivio e nella Commedia. In questo senso, la qualità del pensiero di Alfarabi e' nettamente superiore a quello, ad esempio, di un al-Kindi, che pure fu il primo da meritarsi il nomignolo di faylasuf al arab. Alfarabi,che non era, peraltro arabo, ma turco, fu pure, a sua volta, un faylasu^f(plurale fala^sifah) nel senso più tradizionale del termine: un pensatore cioè impregnato di pensiero greco. La sua riflessione, tuttavia, fu più complessa ed articolata, oltre che ricca di sfumature, di quanto si ritenga superficialmente. Non solo:conferma un punto di vista critico generale che deve sempre essere tenuto fermo quando si parla di filosofia islamica: i filosofi islamici furono prima musulmani e solo in un secondo momento pensatori razionalisti. Il razionalismo dei dotti e dei filosofi islamici divenne comunque con il passar del tempo preponderante, assicurando all'Europa una base di pensiero che ancora oggi costituisce un patrimonio culturale fondamentale ed irrinunciabile. Argomento questo sul quale non di mancherà di tornare.
Casalino Pierluigi.