Dino Marsan FACEBOOK
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LA FORZA E LA POLITICA
Al di qua della forza, che presiede ovunque a ogni attività che ne consegue, la politica è sempre stata - così ancor più nel "mondo" odierno proprio di un Apparato scientifico-tecnologico di cui Smizer e Severino, tra i tanti, discutevano già agli inizi degli anni Ottanta del secolo scorso - ed è comunicazione. Nient'altro.
Magari, molti penseranno che quanto appena detto sia un'enorme sciocchezza o piuttosto una banalità; e invece si tratta di un'opinione (tutto è opinione!) che affonda le proprie radici nel fondamento stesso dell'arte della politica, così come anticamente l'hanno caratterizzata i primi 'scopritori' e, nella nostra terra d'occidente, i Greci e in particolare Platone e Aristotele.
In "Il Politico", Platone fa dire allo Straniero: "Avanti, in quale di queste due arti potremmo considerare colui che esercita l'arte del regnare? Lo porremo nell'arte preposta a fornire giudizi, come fosse un osservatore, o piuttosto lo considereremo come appartenente a quella preposta al comando, dal momento che si tratta di un padrone?" E, a conferma di quanto qui nell'incipit, Socrate il giovane rispondere: "E come non orientarci piuttosto per quest'ultima?".
Ma altresì, continua Platone, al politico destinatario del comando spetta anche l'arte di "curare il gregge", a differenza di quanto invece fanno i pastori, che esercitano l'arte di "allevare" lo stesso gregge. E inoltre, occorre infine distinguere l'arte della politica, così definita vera e propria, da quella della tirannide, "chiamando 'tirannica' quell'arte di chi si impone con la violenza, e 'politica' quella che volentieri si prende cura degli uomini (letteralmente nel testo greco: animali viventi bipedi), i quali volentieri la accettano".
E allora, come prendersi cura degli uomini al fine di far loro accettare volentieri l'arte del comando di cui il padrone è destinatario?
Sul punto, e in buona sostanza, le opinioni di Platone e Aristotele divergono. Se, per entrambi, è indiscutibile il compito del "padrone" di "curare il gregge", tuttavia diversi sono gli strumenti di cui il padrone può servirsi in modo più o meno valido ed efficace. E tra questi, al fine di comunicare e quindi provvedere alla "cura del gregge", la parola (o verbo) e la tragedia. In questione, l'opinione di Simon Critchley, oltre che lapidario, appare essenziale: "Aristotele si comporta da analista pragmatico, Platone da metafisico" (S. Critchley, A lezione dagli antichi, 2020).
In entrambi i casi, mediante la tecnica, in ogni caso imitativa (mimesis), della parola e della recita teatrale, il padrone assolve al compito di curare il gregge perché volentieri accetti l'esercizio del proprio potere. Egli userà la parola piuttosto che la rappresentazione per scene e immagini, o viceversa, ma ciò che essenzialmente conta è il risultato.
E allora, ci dice ancora Critchley, riportando una frase di Madame Huppert, che giunge come il fulmine di Zeus: "Ciò di cui si occupa il teatro è l'energia vitale, una certa esperienza dell'energia vitale. La sola cosa che conta è questa. Tutto il resto sono solo idee. Buone idee, forse. Ma solo idee".
Ciak, si gira!
Angelo Giubileo
Anche Internet non dura per sempre, una parte del web che conosciamo sta scomparendo.
Secondo un'analisi del Pew Reasearch Center, il 38% delle pagine web che esistevano nel 2013 non sono più accessibili e l'8% delle pagine esistenti nel 2023 non sono più disponibili..................... Nella maggior parte dei casi perché sono state cancellate o rimosse.
L'effetto "decadimento digitale", così lo chiama il centro studi americano, significa che grandi quantità di notizie e importanti contenuti di riferimento stanno scomparendo. E il fenomeno si verifica in spazi online diversi, dai collegamenti che compaiono sui siti governativi a quelli di notizie, da Wikipedia ai social media. Infatti, circa il 23% delle pagine di notizie include almeno un collegamento non funzionante, il 21% dei siti web governativi e il 54% delle pagine di Wikipedia include nei propri riferimenti un collegamento che non esiste più.