lunedì 9 novembre 2020

Kraftwerk - Computerwelt (1981)

Stato Sanitario uber alles

 


Dal marzo scorso il pericolo del virus è amplificato dalla presenza non solo in Italia di un evidente e orwelliano stato terapeutico, letterale, miscosciuto da politici, economisti, media e in primis CTS discutibili, nessun virologo o quasi (!), con una confusione sconcertante tra Politici e cosiddetti scienziati. Il Re è nudo, certamente una motivazione è il paradigma mentale dei vertici sanitari, meri scientisti senza talento psicosociale,  a parte i politici in sè da decenni non meritocratici, mediocri, e i Media che già quasi tutti totalitari anche prima del virus, amplificano il caos e il terrorismo sanitario: un lokdown totale con una iperbole proprio sui media  televisivi e cartacei soprattutto sarebbe un purificazione fondamentale, realisticamente nuovi codici deontologi sull'informazione sarebbero  necessari.
In questa seconda ondata un paradossale salto di qualità pro Stato Sanitario: come dal link sopraindicato, fautori di un nuovo lookdown generalizzato e suicidale sono ufficialmente gli esperti medici dell'Ordine (evidentemente medievali...) e inquisitori dell'Ordine dei Medici nazionale!
Tranquillamente, pur in genere consapevoli, di decenni di ritardi sanitari e penalizzazioni conclamate di ogni governo sulla Sanità, dimenticando che la Sanità è un diritto dei liberi cittadini (e senza mai nei decenni scorsi sollevato concretamente lo sfascio della sanità italiana)  trascendono il loro per carità importante gioco linguistico e competenza conoscitiva (almeno supposta...), invadono la Politica ... appunto domandando a gran voce un nuovo Lookdown generalizzato.
Qua l'archetipo è infatti quello dell'inquisizione, sulla pelle dei cittadini, ignoranti evidentemente sulle conseguenze psicosociali di un nuovo lockdown e quelle stesse economiche.
La gente sarebbe destinata (o rischierebbe) ad uno stato di follia incombente, altro che rilancio e rinascita dell'economia!
Molte restrizioni, e le dovevano fare anche alla riapertura, legittimi e almeno compatibili con la libertà inalienabile: in nome del bene comune sono state fatte tutte le guerre! Una vecchia storia...
Invece dalle riaperture post prima ondata, non dovevano tutti i sedicenti esperti nell'ordine riaprire a/e dall'estero, le Regioni (a parte per le attività produttive), le Movide, il Campionato di Calcio, la Scuola: andava applicato il Rasoio di Ockam, puntare all'automazione semitotale per dove era già possibile, ipersemplificare, puntare ai sintomatici senza perdere tempo e risorse con i sedicenti asintomatici, rivoluzionre la sanità e  i trasporti, porsi come obiettivo a medio-lungo termine un minimo reddito universale, tranquillizzare la popolazione anzichè colpevolizzarla con uno stato di polizia, puntare al turismo  circoscritto e diversamente autarchico. (Regione per Regione circoscritto). 
E queste restrizioni almeno per quest'anno pandemico!
Inoltre, ora,  tale ufficiale presa di posizione dell'Ordine dei Medici (come tutti gli ordini in Italia, almeno contaminato da certo stile italico, non la meritocrazia come ogni vertice, ma amici degli amici degli amici, filtri politici, ecc.) è un insulto alle migliaia di medici e  infermieri "anonimi"  in prima linea negli ospedali...
In certo senso L'Ordine dei Medici  si arroga lo stesso ruolo attribuito al discutibile Riccardi già ad inizio pandemia, rappresentante italiano all'OMS confutato a suo tempo dallo stesso Ranieri Guerra https://www.ilgiornale.it/news/cronache/coronavirus-walter-ricciardi-non-dell-oms-1855880.html, semplice funzionario politico del Ministro Speranza e del governo , incredibilmente Ministro della Sanità con 3000 voti e del'estrema sinistra!
Ruolo che nonostante precisazioni dello stesso Ricciardi nei fatti , visto il suo tutt'oggi protagonismo (ed è un altro a favore del Lockdown in questa seconda ondata) sembra mediaticamente perpetrare...
Stato Sanitario uber alles (l'accentuazione tedesca non è casuale...), un secodo virus parallelo...



Mail priva di virus. www.avast.com

sabato 7 novembre 2020

Vitaldo Conte: Sguardi di Eros Donna

 
 
Vitaldo Conte: 'Sguardi di Eros Donna / Demone della Trasformazione' (Tiemme Edizioni Digitali, 2020)

Beauty Art _ Tango _ Rosa Rossa _ Eros Fantastico _ Porno Futurismo
 
La Donna Demone della Trasformazione è un archetipo dell'Eros: vive nei richiami ancestrali dell'essere. Le sue apparenze sono molteplici: divine, femminili o transgender, comunque contagiate da Dioniso. Gli sguardi di questa seduzione demonica "accendono" (fino all'ossessione) artisti, scrittori e filosofi, ma anche comportamenti umani. La pelle e il trucco della Donna possono trasmutarsi in Beauty Art. Il suo corpo danzante è una sensuale dinamica-attrazione nel Tango. La Rosa Rossa, simbolo di desiderio (profano e mistico), può divenire un corpo d'amore. La pulsione per un immaginario di estrema seduzione vive anche nel Fantastico attraverso una Donna – Robot o Bambola – di Eros cibernetico. In questo "entra" la proposta del PornoFuturismo (con Roberto Guerra), come manifesto e narrazione: si esplicita, non a caso, nel tempo del CoronaVirus in nome di Dioniso.

"L'arte dionisiaca vuole convincerci dell'eterna gioia dell'esistenza: senonché dobbiamo cercare questa gioia non nelle apparenze, ma dietro le apparenze" Friedrich Nietzsche


CinqueW News



Da: redazione@cinquew.it 
 

CinqueW News Alert
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Aggiornamento ogni giorno  6 novembre 2020
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I dialetti italiani secondo Dante nel contesto della questione della lingua.



Da: Pierluigi Casalino 

Dopo un excursus sugli idiomi nazionali o transnazionali del suo tempo e del loro esame comparato,  oltre ad affrontare la questione della lingua italiana, nel De Vulgari Eloquentia (scritto in latino) Dante Alighieri analizzò le varie lingue 'volgari' parlate in Italia (quelle che oggi chiamiamo 'dialetti') e cercò di individuare quale tra queste fosse la più nobile. La scelta cadde sul dialetto toscano, per quanto il poeta tenesse in alta considerazione anche il siciliano e il bolognese. Il peggiore fra tutti invece, secondo Dante, era il volgare romano, definito 'squallida parlata'. In questo passo dell'opera l'autore dà una prima illustrazione 'geografica' dei vari dialetti italiani. Nel leggerlo si scoprirà che nonostante siano passati ormai sette secoli dalla stesura dell'opera le differenze coi confini linguistici attuali non sono poi così marcate, anzi. Esistono tuttora sfumature ed intrecci che già si manifestavano al tempo del Sommo Poeta. E' vero, peraltro, che ci sono evidenti limiti nelle considerazioni dialettologiche di Dante, ma nessuno come e prima di lui, ma pure dopo di lui, ha posto la questione in termini così chiari.

"Riconducendo la nostra trattazione al volgare italiano, cerchiamo di dire quali variazioni ha avuto e di confrontare fra loro queste variazioni. Affermiamo dunque anzitutto che l'Italia è divisa in due parti: la destra e la sinistra. Se poi mi si chiede quale è la loro linea divisoria, rispondiamo in breve che essa è costituita dalla cresta dell'Appennino: questa cresta infatti, come il displuvio di un tetto da cui l'acqua gronda da una parte e dall'altra per cadere in due direzioni opposte, fa scorrere per lunghi embrici le acque, che defluiscono da entrambi i lati verso l'uno o l'altro litorale, come dice Lucano nel secondo libro. Il lato destro ha come bacino di raccolta il mar Tirreno, il sinistro invece cade nell'Adriatico. Le regioni del lato destro sono: l'Apulia [per Apulia Dante intende più o meno i territori delle odierne Abruzzo, Campania, Calabria, Basilicata, Molise, Puglia, nda] (ma non tutta intera), Roma, il Ducato [di Spoleto, nda], la Toscana, la Marca Genovese. Le regioni del lato sinistro sono invece: parte dell'Apulia, la Marca Anconitana, la Romagna, la Lombardia, la Marca Trevigiana con Venezia. Il Friuli e l'Istria devono necessariamente appartenere al lato sinistro d'Italia, mentre le isole del mar Tirreno, cioè la Sicilia e la Sardegna, non possono che appartenere al lato destro o esservi associate. I linguaggi degli uomini di entrambi i lati d'Italia (e delle regioni che ad essi si aggiungono) variano fra loro: per esempio, è diverso il linguaggio dei Siciliani e degli Apuli, quello degli Apuli e dei Romani, quello dei Romani e degli abitanti di Spoleto, quello di questi ultimi e dei Toscani, quello dei Toscani e dei Genovesi, quello dei Genovesi (gli altri dialetti liguri vengono comunque assimilati nel genovese) e dei Sardi; e ancora: quello dei Calabri e degli Anconitani, quello degli Anconitani e dei Romagnoli, quello dei Romagnoli e dei Lombardi, quello dei Lombardi e quello dei Veneziani e dei Trevigiani, quello di questi ultimi e quello della gente di Aquileia, quello degli abitanti di Aquileia e degli Istriani. Su questo pensiamo che nessun Italiano dissenta da noi". Anche per queste ed altre considerazioni, non solo linguistiche, e dialettologiche, Dante va a giusta ragione considerato Padre della lingua italiana, ma anche padre e vate dello stesso Bel Paese.

Casalino Pierluigi