giovedì 6 luglio 2017

Italian Institute for the Future. Sali a bordo della stazione spaziale del futuro!


 


27 giugno 2017 - Italian Institute for the Future 

Sali a bordo della stazione spaziale del futuro!

 
Cari amici,
giovedì 6 luglio dalle ore 17.30, ospiti del nuovissimo Planetario della Città della Scienza di Napoli, presentiamo al pubblico il progetto OrbiTecture, frutto di due anni di lavoro del nostro Center for Near Space, e grazie alla campagna di crowdfunding lanciata nelle scorse settimane. Per la prima volta in Italia e in Europa, un'organizzazione no-profit ha sviluppato il concept di un nuovo modello di stazione spaziale, lo SpaceHub, fondato su una metodologia innovativa battezzata "OrbiTecture", per sollecitare l'opinione pubblica, i decisori politici e gli addetti ai lavori a immaginare un nuovo modo di abitare lo Spazio, più aperto e inclusivo. Solo così sarà possibile, riteniamo, avvicinare lo Spazio ai cittadini, renderlo near, come suggerisce il nome del nostro Center for Near Space.

Il concept di SpaceHub, un habitat orbitale che può ospitare fino a 100 persone e simulare la gravità lunare e marziana, sarà presentato in esclusiva il 6 luglio con un evento imperdibile. I posti sono limitati, per cui l'ingresso all'evento è garantito solo previa prenotazione (gratuita). Tutti i partecipanti riceveranno in esclusiva la documentazione illustrativa e il report tecnico del progetto.

L'evento è patrocinato da Comune di Napoli, Consolato USA per il Sud Italia, Associazione Arma Aeronautica Caserta, Istituto di Scienze Applicate e Sistemi Intelligenti del CNR, Distretto Aerospaziale della Campania, Dipartimento di Ingegneria Industriale dell'Università di Napoli Federico II, INAF-Osservatorio Astronomico di Capodimonte, Comitato Promotore del Parco dell'Aerospazio e Unione degli Industriali di Napoli.

Stefano Bombardieri a Capalbio grazie a due ferraresi | estense.com Ferrara

Stefano Bombardieri a Capalbio grazie a due ferraresi | estense.com Ferrara



E’ appena stata inaugurata a Capalbio la mostra di Stefano Bombardierinata da una collaborazione tra la curatrice e gallerista Maria Livia Brunelli e il commercialista ferrarese Massimo Masini, all’interno della rassegna d’arte contemporanea “Arte e vino”, alla sua seconda edizione in Maremma.

mercoledì 5 luglio 2017

AGAR, ISMAELE E MAOMETTO (E L'ISLAM)

Alla Mecca il profeta preferito dai musulmani era Mosè; a Medina il suo posto fu preso da Abramo, e Maometto trovò ottime risposte da opporre alle critiche degli ebrei:lui e i suoi musulmani erano tornati allo spirito più puro della fede (hanifiyya) proprio di quegli uomini che erano stati i primi muslim a sottomettersi a Dio. Non sappiamo fino a che punto Maometto abbia condiviso il desiderio di alcuni arabi degli insediamenti di tornare alla religione di Abramo. Nel Corano non viene fatta menzione della piccola setta meccana hanyfiyya;e la figura di Abramo prima delle sure medinesi fu oggetto di scarso interesse. Tuttavia, sembra che in questo periodo i musulmani chiamarono la loro fede hanifiyya, la vera religione di Abramo. Maometto aveva quindi trovato una via per confutare gli ebrei, senza abbandonare l'idea centrale della sottomissione a Dio anziché a una mera espressione terrena della fede, e la rivalutazione dell'importanza di Abramo gli permise di approfondire tale concetto. Gli ebrei e i cristiani che esortavano la gente ad accettare le loro rivelazioni ad esclusione delle altre partivano dall'originaria fede di Abramo e dal messaggio originaria fede di Abramo e dal messaggio originario dei primi profeti, ciascuno dei quali aveva confermato le intuizioni dei suoi predecessori. Era sicuramente idolatria preferire un'espressione umana della fede in Dio stesso. Le rivelazioni non annullavano i messaggi dei profeti precedenti: li confermavano e ne erano una continuazione. La menzione di Ismaele, figlio maggiore di Abramo, nella lista dei grandi profeti è fondamentale. Gli amichevoli ebrei arabi, infatti, raccontarono al Profeta la storia di Ismaele, aggiungendovi alcune leggende locali. Maometto imparò che nel Genesi era scritto che da Agar, schiava egiziana resa la propria concubina, Abramo aveva avuto un figlio di nome Ismaele (Dio ha udito). Ma quando Sara diede alla luce Isacco, divenuta gelosa di Agar (che in arabo significa straniera) e Ismaele insisté perché Abramo li abbandonasse. Abramo fu addolorato di dover perdere il proprio figlio maggiore, ma Dio gli promise che Ismaele sarebbe stato il padre  di una grande nazione. Così Abramo abbandonò tristemente Agar e  il proprio figlio nel deserto, ove Ismaele sarebbe divenuto il capostipite degli arabi e fu tramandato che Abramo avesse portato Agar e suo figlio nella valle della Mecca e insieme costruirono la Kaaba, il primo tempio di Dio in Arabia. Gli arabi, perciò, erano figli di Abramo come gli ebrei. Questo racconto fu probabilmente musica per le orecchie di Maometto, perché conferì un nuovo significato alla Kaaba e dimostrò che Dio non aveva dimenticato gli arabi, i quali avevano fatto parte dei suoi disegni dai giorni della creazione. Maometto stava dunque portando il Libro agli arabi; ora avrebbero portato una loro fede araba radicata nel carattere sacro dei loro antenati. Un discorso questo, peraltro, ben più complesso di quanto non sembri, per le diverse implicazioni storiche, politiche e solo da ultimo religiose, come spesso si crede erroneamente.
Casalino Pierluigi  

Peppino Impastato. Ricordare per continuare a V. Verde.

 

 

Venerdì 14 Luglio presso l'ex frantoio a Villa Verde in Via Notaro Salis, 10 alle 19,00 verrà inaugurata organizzata dal comune di Villa Verde in collaborazione con la biblioteca Comunale (gestita dalla Nur) e con la Biblioteca gramsciana la mostra fotografica a cura di Umberto Santino: Peppino Impastato. Ricordare per continuare allestimento a cura di Maurizio Podda. Rimarrà aperta sino al 17 Agosto.Con fotografie di: Letizia Battaglia, Paolo Chirco, Gabriella Ebano, Stefano Maffioletti, Salvatore Maltese, Pino Manzella, Guido Orlando, Archivio Casa della Memoria "Felicia e Peppino Impastato" di Cinisi, Archivio Centro Impastato di Palermo. La mostra descrive la biografia di Peppino Impastato attraverso 24 poster che vanno dal descrivere la sua nascita in una famiglia mafiosa al suo omicidio camuffato e al fim I cento Passi.
APERTURA MOSTRA: 
14.07 >17.08.2017
Il Giovedì dalle ore 9:00 alle 12:00
Il Martedì e il Venerdì dalle ore 15:00 alle 19:00
Gli altri giorni su appuntamento.
Sabato 29 Luglio sempre a Villa Verde ci sarà la presentazione de Oltre i cento passi di Giovanni Impastato con la presenza dell'autore, coordinerà Pino Tilocca.
Info:
Segreteria bibliovillaverde@tiscali.it; Biblioteca Comunale 0783939187 Comune 0783939000. Biblioteca Gramsciana 3493946245

 

La presenza di Pirandello in Pierfranco Bruni con il tragico e la follia - Marilena Cavallo


 
 


 

La presenza di  Pirandello in Pierfranco Bruni con il tragico e la follia

e il Novecento

 

 

Marilena Cavallo

 

 

 

L'attualità di Luigi Pirandello non è altro che contemporaneità. Ovvero il suo raccontare (tra versi e teatro, novelle e romanzi) è un raccontare tra storia e vita, tra umanità e recita, tra letteratura e personaggi, ma in fondo resta tra le maglie del nostro esistere. Il nostro esistere oggi è contemporaneità. Chi ha affrontato questo percorso in un libro recente che sta ottenendo importanti riscontri è Pierfranco Bruni con "Luigi Pirandello. Il tragico e la follia" (Nemapress editrice con Video di presentazione di Anna Montella: https://www.youtube.com/watch?v=vrzdqIxu5Ws).


Il Video di Anna Montella è un vero e proprio percorso didattico sia sul libro che su Pirandello. Una discussione sul libro si svolgerà il prossimo Tre maggio per l'Università della Terza Età nel Salone della Provincia di Taranto e l'Otto maggio nella sede del Castello di Leporano. Ha visto già da mesi numerosi incontri coinvolgenti: dalla Sicilia alla Calabria, dalla Puglia in Abruzzo, da Milano a Roma (qui ha fatto da scenario addirittura Casa Pirandello di via Bosio).

Il libro di Bruni, oltre alle originalità che presenta (l'Oriente, il mondo sciamanico, il romanzo di Marta Abba e gli articolati intrecci di vita personale di Bruni stesso) si pone alcuni importanti interrogativi: Pirandello, tra uomo e scrittore, riuscirà a far capire quel "…io non potevo vedermi vivere…"? 

Siamo così a Uno, nessuno e centomila del 1925: "'Era proprio la mia quell'immagine intravista in un lampo? Sono proprio così, io, di fuori, quando - vivendo - non mi penso? Dunque per gli altri sono quell'estraneo sorpreso nello specchio: quello, e non già io quale mi conosco: quell'uno lì che io stesso in prima, scorgendolo, non ho riconosciuto".

Pirandello si pone il problema dell'estraneo e Bruni coglie immediatamente questo aspetto. In Pirandello si legge: "Sono quell'estraneo, che non posso veder vivere se non così, in un attimo impensato. Un estraneo che possono vedere e conoscere solamente gli altri, e io no', E mi fissai d'allora in poi in questo proposito disperato: d'andare inseguendo quell'estraneo ch'era in me e che mi sfuggiva; che non potevo fermare davanti a uno specchio perché subito diventava me quale io mi conoscevo; quell'uno che viveva per gli altri e che io non potevo conoscere; che gli altri vedevano vivere e io no. Lo volevo vedere e conoscere anch'io così come gli altri lo vedevano e conoscevano. Ripeto, credevo ancora che fosse uno solo questo estraneo: uno solo per tutti, come uno solo credevo d'esser io per me. Ma presto l'atroce mio dramma si complicò: con la scoperta dei centomila Moscarda ch'io ero non solo per gli altri ma anche per me, tutti con questo solo nome di Moscarda, brutto fino alla crudeltà, tutti dentro questo mio povero corpo ch'era uno anch'esso, uno e nessuno ahimè, se me lo mettevo davanti allo specchio e me lo guardavo fisso e immobile negli occhi, abolendo in esso ogni sentimento e ogni volontà".

La lunga citazione è un messaggio per entrare nel giusto modello interpretativo del testo di Pierfranco Bruni attraversando le geografie dell'uomo – caos.

Il caos, dunque, è la rottura tra il destino dell'uomo e l'uomo che vive la profezia. Pirandello è molto attaccato al caso? Al Kaos? Ma lo scrittore è uno scrittore del destino. Degli inquieti destini tragici che vivono senza alcun rimedio, o scampo o reticenza, la "propria solitudine". In Pirandello, come afferma Bruni, insiste il tempo.  Il tempo, in Pirandello, serve anche a stabilire un rapporto tra i ricordi e la memoria Ma con tutta l'intelligenza possibile non sapremo mai se sono i ricordi a imporci la nostalgia o se è la memoria stessa ad essere nostalgia. Ed ecco le maschere.

Le maschere? I volti i passanti i camminanti sono boschi e lune. Ognuno di noi vive di simboli. Abbiamo bisogno di non conoscere i segni che ci attraversano. Vivremmo la nostra vita rincorrendoli. Invece abbiamo bisogno di dormire. Il sonno dello sciamano. Mai quello della ragione.

Le maschere hanno i nostri viaggi. Le nostre passioni... il mistero... Quella passione e quel mistero che hanno attraversato tutta la vita di Pirandello. Viaggiare in termini di infinito nella scrittura di Pirandello significa viaggiare nel Novecento!