Il fattore Russia ieri, oggi, domani



Da: Pierluigi Casalino <pierluigicasalino49@gmail.com>
 
La Russia da sempre percepisce se stessa una civiltà superiore, fondata sul suo tradizionale messianismo slavofilo della Terza Roma promosso dalle origini dal potere zarista e poi fatto proprio dalla concezione internazionalista sovietica. La narrazione ideologico nazionalistIca di Putin è l'erede diretta di tali visioni messianiche ricorrenti  della Russia e del mondo esterno, un mondo ritenuto generalmente una minaccia storica per il Paese, dalla quale difendersi e non di rado da combattere anche a scapito dei diritti degli altri popoli, specialmente i più vicini. In tutto questo risiede (e si spiega) la sequenza di eventi che oggi viviamo con la guerra in Ucraina dettata appunto da un universalismo totalitario autocratico e dispotico che rigetta la democrazia come concetto decadente ed obsoleto e pertanto da rovesciare con ben mirate azioni destabilizzanti, che vanno dalla disinformazione diffusa a larghe mani attraverso una agguerrita ed insidiosa rete spionistica che non 
tralascia alcun mezzo, compresa l'eliminazione fisica,per creare confusione e incertezza. Contro tali iniziative avvolgenti e devastanti l'Occidente democratico è chiamato a riscoprire la propria antica vocazione democratica e di rispetto della pluralità delle idee e del dialogo che sono le regole della convivenza civile Gia' dopo la prima guerra mondiale, infatti, aldilà del pericolo bolscevico, gli statisti occidentali,  in particolare quelli europei, prima che gli Stati Uniti assumessero definitivamente il ruolo egemone e globale di superpotenza, non fecero alcun tentativo di reinserire la Russia negli affari del Vecchio Continente. La sua sconfitta in guerra aveva distrutto la sua reputazione di grande potenza; la rivoluzione seguita al conflitto sembrava in fondo condannarla ad una condizione di debolezza per almeno una geneeazione. Oltre tutto si era accolta con sollievo la scomparsa della Russia dalle relazioni internazionali: seppur di contrappeso alla Germania, la Russia era stata tuttavia un alleato difficile ed esigente. Per tutti i venti anni della alleanza franco-russa, i francesi avevano resistito alle pretese russe su Costantinopoli; avevano poi ceduto, con somma riluttanza, nel 1915, ed ora erano assai lieti di poter disconoscere le loro promesse nel tempo di guerra. Agli inglesi Costantinopoli importava meno, anch'essi avevano avuto i loro guai con la Russia nel Vicino e Medio Oriente, oltre che in Asia Centrale. Per esempio la propaganda comunisti in India nel dopoguerra non fu mai così minacciosa come l'attività della Russia zarista in Persia e in Afghanistan. Ma a parte tali problemi specifici, gli affari internazionali scorrevano sempre più lisci, senza la partecipazione della Russia, come tutti sanno. E del resto la minaccia bolscevica si era arrestata alle porte di Varsavia. Il motivo più concreto dell'esclusione della Russia non era però del tutto geografico. Il cordone sanitario funzionava. Lord Balfour l'aveva previsto( e auspicato) e con la fine della prima guerra mondiale la Russia non poteva ormai, neanche volendo, essere un fattore della politica occidentale ed avere un peso in essa. Anche l'Europa era esclusa dalla Russia e una tale barriera consentiva ai bolscevichi di consolidare il loro Stato, che appariva da lontano, un esperimento  enigmatico e remoto. La Russia attuale, quella di Putin, peraltro, protesa ad affermare la sua spinta imperialista verso una dimensione globale che forse mai avrà, al contrario della Cina che già ha raggiunto.
Casalino Pierluigi