A cent'anni dalla morte di Walter Rathenau. Una riflessione.



Da: Pierluigi Casalino <pierluigicasalino49@gmail.com>
 
Il nome e la figura di Walter Rathenau, statista tedesco della Repubblica di Weimar è legato soprattutto a quel Rapallo Geist che a margine della Confenza di Genova del 1922 vide l'intesa tra  la Germania e la Russia dei Soviet su molte questioni, non ultima quella di una segreta cooperazione militare tra i due stati usciti ridimensionati dal primo conflitto mondiale. Tuttavia nella storia,del pensiero economico le idee di Walter Rathenau furono parimenti importanti. Nel suo "Meccanica dello Spirito (1913)  Rathenau, caduto il 24 giugno 1922 per mano di terroristi di estrema destra, esprime il simbolo della coscienza più profonda e inquieta del capitalismo, di un'ansia di vedere oltre la razionalità organizzatrice della moderna impresa. Rathenau, rappresentante e teorico della nuova economia e di una diversa forma di Stato, ci rinvia a quell'angoscia tecnocratica che si rivive all'interno di una grande impresa. "L'intelletto, scriverà Rathenau, ha risposto sulle cose ultime che conferiscono significato all'intero nostro mondo. Questo bisogno di regno dell'anima o supplemento d'anima accompagna il corso del moderno capitalismo. Talora appare di sfuggita come la tragicità di un'assenza, di una assoluta ed incolmabile incompletezza. Rathenau esprime dunque questo profondo tormento, questa ansia irreprimibile tra la razionalità organizzativa e le leggi della moderna economia, tra il regno dei fini che impongono al tecnocrate una rinascita interiore e la gabbia della meccanizzazione. Pur sfiorando l'evasione estetica e le visionarie finezze dell'animo, una simile riflessione nasce dal tecnocrate. Un centenario,  quello della morte di Rathenau, che svolge una funzione feconda e costruttiva e che ci ricorda quanto del Novecento sia ancora dentro di noi.
Casalino Pierluigi