I contrasti tra il Vietnam e la Cina risalgono all'antichità. Più recentemente, dopo la riunificazione del Paese, Vietnam e Cina si affrontarono in conflitto per ragioni apparentemente territoriali, ma soprattutto per questioni economiche e marittime: questioni che segnano da tempo le relazioni tra i due Stati che, guarda caso, sono retti entrambi da regimi comunisti. Quando nel 2018 una portaerei americana fece visita in quella che era stata la base di Da Nang all'epoca in cui gli USA erano impegnati contro il Vietkong, l'arrivo degli americani fu salutato dal governo di Hanoi come un fatto storico che cementava l'amicizia con Washington. La circostanza andava chiaramente ben oltre i rapporti bilaterali, ma rientrava in un contesto geopolitico più importante. Se oggi qualcuno si meraviglia che il il film Barbie sia vieato in Vietnam perché in esso si mostra una cartina marittima gradita alla Cina e che non tiene conto delle legittime demarcazioni di mare (problemi di pesca in particolare e strategicomilitari) invocate tra l'altro non soltanto dal Vietnam, ma anche dagli altri Paesi del Sud Est Asiatico e persino dal Giappone. Il governo americano aveva invitato più volte in particolare i produttori cinematografici a non lasciarsi sedurre economicamente dalle sirene cinesi. Una divergenza, quella che scaturisce dal film, non trascurabile e che fa riflettere su un generale disagio che rischia di sfociare in una nuova crisi a margine delle note e spinose questioni legate all'indipendenza di Taiwan e di quelle dell'espansionismo cinese, nel suo complesso, nell'Oceano Pacifico: una situazione che vede il crearsi di alleanze regionali guidate dagli Stati Uniti proprio per vigilare sulle mire di Pechino nell'area. Il pretesto della cartina geografica che mostra confini marittimi di interesse cinese non è quindi fine a se stesso, ma rivela un progressivo deterioramento dei rapporti tra Stati nell'Estremo Oriente, già alle prese con la mina vagante nordcoreana.
Casalino Pierluigi
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Roberto Guerra