Matteo Renzi scuote il Pd e non risparmia bordate al governo. Nella prima direzione della sua segreteria, il sindaco di Firenze lancia un avvertimento che sa di ultimatum: «In dieci mesi sulle riforme è un elenco di fallimenti: nessuna riforma elettorale, è saltata l’ipotesi di una grande riforma istituzionale fermata alla quarta lettura. Da qualche anno sul tema delle riforme abbondano i ministri, scarseggiano i risultati».
LA POLEMICA
« Il Pd si gioca la faccia», avverte Renzi dal palco. Il segretario vuole accelerare sulla riforma elettorale: «Discuto con tutti», dice. Anche con Berlusconi. Ma la minoranza del Pd resta contraria. I bersaniani tornano all’attacco: Matteo non incontri il Cavaliere, è la richiesta che si leva dai fedelissimi dell’ex segretario. Renzi prova a smorzare: «Andremo a Parma a parlare con Pier Luigi della riforma», assicura aprendo la direzione. «Ma niente ricatti». Ma l’ala sinistra del partito non molla. «Un conto è confrontarsi con Forza Italia, un contro è riabilitare Berlusconi, un pregiudicato condannato per frode fiscale», incalza il bersaniano Leva. «In nessun altro Paese ci si siederebbe a trattare con un pregiudicato sulle regole che riguardano il sistema di voto dei cittadini», incalza. Detto questo Leva rinnova l’invito a «cercare un’intesa prima trovata nella maggioranza per poi, ovviamente, allargare a tutte le altre forze». CONTINUA LA STAMPA
LA POLEMICA
« Il Pd si gioca la faccia», avverte Renzi dal palco. Il segretario vuole accelerare sulla riforma elettorale: «Discuto con tutti», dice. Anche con Berlusconi. Ma la minoranza del Pd resta contraria. I bersaniani tornano all’attacco: Matteo non incontri il Cavaliere, è la richiesta che si leva dai fedelissimi dell’ex segretario. Renzi prova a smorzare: «Andremo a Parma a parlare con Pier Luigi della riforma», assicura aprendo la direzione. «Ma niente ricatti». Ma l’ala sinistra del partito non molla. «Un conto è confrontarsi con Forza Italia, un contro è riabilitare Berlusconi, un pregiudicato condannato per frode fiscale», incalza il bersaniano Leva. «In nessun altro Paese ci si siederebbe a trattare con un pregiudicato sulle regole che riguardano il sistema di voto dei cittadini», incalza. Detto questo Leva rinnova l’invito a «cercare un’intesa prima trovata nella maggioranza per poi, ovviamente, allargare a tutte le altre forze». CONTINUA LA STAMPA