Gabriele Turola su Alfredo Pini (Lacerba Gallery Ferrara)



Alfredo Pini 
"La musica dei colori metropolitani"

Critica di Gabriele Turola
Alfredo Pini vuole rappresentare la società in cui vive confrontandosi con la dimensione del tempo per trovare una risposta esistenziale: l’effetto del dripping, ovvero il colore che cola, simboleggia il fluire del tempo che abbraccia uomini e cose visualizzando il motto del filosofo Eraclito «Tutto scorre».
Eppure le pennellate veloci, scattanti, impetuose di Pini, che ricordano le sciabolate, i fuochi di artificio di Boldini oltre alle improvvisazioni informali di Schifano, affrontano il tempo per trovare dei significati duraturi, capaci di sottrarsi alla vanità delle mode passeggere, vogliono scendere in profondità, indagare sotto la superficie delle cose, sotto la stoffa degli abiti firmati, dietro gli ammiccamenti della società consumistica, della cultura di massa e scoprire il nocciolo, l’essenza vera e autentica. Ecco così che le bellissime ragazze da lui dipinte come simboli di una società in cui conta più apparire che essere, nascondono dietro il loro fascino, dietro la sensualità dei corpi esibiti, dietro l’eleganza dei vestiti all’ultima moda qualcosa di incerto, di fragile, come indica il titolo di un suo olio su tela “SÌ e NO. Le figure femminili dell’artista modenese sembrano modelle uscite dalle riviste patinate o giovani attrici di sceneggiati televisivi letteralmente travolte da elementi pittorici che si riallacciano alla Pop Art, al Graffitismo, alla Poesia Visiva, sono le icone di un mondo bombardato da messaggi subliminali, da scritte pubblicitarie il cui gusto compositivo ossessivo è improntato all’horror vacui.
Sono bambole messe in vetrina ad uso e consumo del voyeurismo. Pini ricorre alla moda, al cinema alla pubblicità per dimostrare che la donna rimane una persona degna di rispetto, fatta per amare ed essere amata, non un oggetto catturato dalle trappole del consumismo bieco, scaduto negli esiti del Kitsch.
Pini adotta il linguaggio della comunicazione di massa per effettuare una lucida critica della stessa comunicazione di massa, quindi in un certo senso si accosta più al Nouveau Réalisme che alla Pop Art in quanto la sua visione della società dei consumi risulta tutt’altro che ottimistica, anzi ne denuncia gli aspetti vuoti e negativi. Infatti le sue immagini volutamente caotiche ricordano gli oggetti accumulati di Arman, intesi quali resti archeologici del futuro, reperti di una società sovraccarica, debordante, ricordano inoltre il linguaggio pubblicitario e quotidiano di Mimmo Rotella e Jacques Villeglé.
Un artista scoperto dal grande Andy Warhol e caro a Pini è Michel Basquiat, graffitista, legato alle sue radici etniche, che recupera la negritudine e che si ispira alla musica Jazz. Il nostro mondo moderno racchiude elementi e forze primordiali, per questo per essere moderni spesso occorre volgere lo sguardo indietro in un passato remoto, risalire alle sorgenti del mito, riscoprire il primitivismo. Di questo se ne è accorto Gauguin il quale ha abbandonato la civile Europa per trovare ispirazione prima a Tahiti poi in Polinesia, così pure Picasso per inventare il Cubismo ha attinto alle maschere africane.


Galleria Lacerba  Ferrara