La parola femminicidio è quindi un relativo neologismo, mai del tutto accettato a livello semantico, o considerato un fenomeno marginale, calcolando in percentuale il numero di maschi che uccidono le femmine rispetto alla popolazione italiana globale. Il ragionamento contiene un evidente errore di valutazione della gravità della situazione, perché è come sostenere che le morti sul lavoro sono poche rispetto al numero dei lavoratori attivi.
Negazione della parola che corrisponde quindi alla negazione di un fenomeno esistente, stabile e aberrante.
Esistono i femminismi, non il femminismo.Anche la parola femminismo subisce la stessa sorte di disconoscimento, occultamento, generalizzazione superficiale.
Anche il femminismo è un tabù quindi? In parte direi di sì. Si riferisce a qualcosa di inesistente al singolare, in quanto il pensiero teorico femminista si è autodefinito un movimento plurale, dinamico, contestualizzato storicamente.
Esistono i femminismi, non il femminismo. Diacronicamente e sincronicamene possiamo citare il femminismo emancipazionista, il femminismo della differenza, il femminismo LGBT, il femminismo queer, solo per dirne alcuni.
Quindi se devo dare una definizione personale del femminismo sono costretta ad utilizzare quella che in campo teologico è definita la "teologia negativa". Come di Dio si può dire solo quello che non è, rispetto agli stereotipi dell'immaginario maschile posso solo indicare quello che non siamo: le femministe non sono tutte brutte, non sono tutte lesbiche, non sono tutte arriviste, non sono tutte aggressive.
Ma specialmente. non siamo un TEMA, da inserire nei programmi di partito, nelle commissioni di partiti e movimenti, nella associazioni, nelle trasmissioni televisive. Magari vicino agli ambientalisti, agli animalisti, ai salutisti, ai negazionisti…
Non siamo un tema , siamo uno sguardo sul mondo, un parola che taglia, un corpo che conta.