L'istruzione costituisce senza alcun dubbio il fondamento principale di qualsiasi organizzazione comunitaria e quindi anche statuale. Nell'Italia repubblicana la riforma dell'istruzione è argomento dibattuto da ogni governo centrale e, più di recente, con l'apertura del discorso legato all'autonomia, ampliato anche in sede regionale.
Ma il discorso parte da molto più lontano. Infatti, l'istruzione consiste essenzialmente nella promozione e sviluppo di una pratica educativa e quindi un'"arte" o una "scienza", secondo il significato che Aristotele attribuisce ai termini medesimi in un passo, che lo storico della scienza Giorgio de Santillana dice poco noto, della sua Metafisica: … mentre probabilmente ciascun'arte e ciascuna scienza sono state più volte sviluppate fin dove era possibile per poi perire di nuovo, queste opinioni assieme ad altre - secondo cui i corpi sono dei e il divino racchiude l'intera natura, sono state preservate fino a oggi come reliquie dell'antico tesoro. Così che, nel tempo, anche l'arte o scienza dell'istruzione sia destinata a svilupparsi fin dove incontra il suo limite attuale (dal latino actualitas) e quindi essere riformulata mediante l'uso di altre tecniche specifiche.
La differenza tra formazione ed informazione attiene dunque al diverso modo in cui si potenzia e giunge ad un suo attuale compimento la pratica educativa. Nel presente, il termine informazione, diventato ormai patrimonio di un linguaggio pressocchè universale, rinvia all'uso delle tecniche e strumenti informatici e quindi, in definitiva, a una specie di modalità di dominio della tecnica sulla natura, entrambe dell'uomo. E qui per capirne di più occorre rileggere innanzitutto il "pensiero iniziale" di Heidegger, che rinvia al discorso dell'antichità piuttosto che della modernità. Infatti il termine formazione attiene piuttosto al concetto di "natura" che Heidegger definisce "essenziale" dell'uomo. E quindi attiene alla relazione che l'uomo svolge secondo l'ordine della Natura qui intesa come l'"Essere" che "ci" condiziona e "ci" determina sia a pensare che ad agire.
Anticamente, il maestro veniva detto aio. Il termine deriva da Aion, ovvero la prima persona della triade divina greca, che, unitamente a Kronos e Kairos, indica il Tempo. Pertanto l'aio era essenzialmente colui che formava l'alunno: gli forniva cioè tutti gli strumenti idonei ad affrontare lo scorrere del tempo e cioè gli insegnava ad affrontare la vita. Sembra questo un discorso lontano dal nostro presente, ma niente affatto.
Non sappiamo quando ancora l'arte o la scienza dell'istruzione seguirà la via dell'informazione tecnologica, ma, seguendo il pensiero di Aristotele, ci conforta nel mentre rileggere due tra i principi-base della riforma Gentile, che risale esattamente a un secolo fa: La pedagogia non si risolve in regole, l'educazione si realizza solamente sul piano di comunicazione o interazione di spirito tra maestro e alunno; l'educazione è autoeducazione, è sviluppo della libertà e razionalità dell'uomo sollecitato interiormente dal maestro.
Angelo Giubileo