Marinetti e D'Annunzio, alla ricerca della grande politica perduta...


ROBY GUERRA  Incredibili Marinetti e D'Annunzio cento anni fa.... Precursori, non una metafora, del cosiddetto Salario minimo di cui questa estate stanno sproloquiando i politici (+ la solita sinistra estinta che la Meloni invero, ma?) E cognitivamente e politicamente con ben altro livello i due geniali artisti italiani del primo novecento!
E la Meloni, già in affanno..., dovrebbe recuperare (anzichè troppi ministri ormai ridicoli) almeno i 2 cloni (metafora) dei due....

estratto....

Mi stupisce, dunque, che tra gli attuali esegeti del fondatore del futurismo e del Vate ascrivibili al campo della destra nessuno abbia ricordato che la difesa del salario minimo fu una battaglia politica proprio dei due poeti. Lo ha ricordato Claudia Salaris in un libro di una ventina d'anni fa (più volte ripubblicato) intitolato Alla festa della rivoluzione. Artisti e libertari con d'Annunzio a Fiume (Il Mulino).

Occhio alle date. Nel 1918 Marinetti lancia il manifesto del partito futurista, dov'è incluso l'obiettivo dei «minimi salari elevati in rapporto alle necessità della esistenza». Due anni dopo, nella Città di Vita, la Carta del Carnaro, redatta nelle linee generali dal sindacalista rivoluzionario Alceste De Ambris e passata al vaglio penna del Comandante, difende «il lavoro remunerato con un minimo di salario bastevole a ben vivere». Criteri che anticipano l'articolo 36 della nostra costituzione repubblicana.

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Roberto Guerra