Marco Nava, i Tetti di Ferrara by Maria Marchese -Eticinforma


Estratto...

Marco Nava avviluppa gli ultimi raggi di sole di Pessoa, mutandoli in forme dissolte di colore; ne "I tetti di Ferrara" eleva, con esse, una terra di "sconfine": oltre il margine, il suolo assume la dimensione dell'archivio, custode di memoria e trasmissione; evolve altresì nella sfera del pensiero e dell'emozione.
L'artista ferrarese rivela, al ciglio, una composizione astratta, ove segno e tinta soffondono le certezze, per mutarle in dissolvenze introspettive; l'esteta celebra quindi uno spazio, che si discosta di molto rispetto all'incipit sensibile, fascinando l'osservatore addentro il piano trascendente.
La iuta accoglie, dapprima, il pigmento oleoso, annichilandone la fuggevolezza, e testimonia la presenza del quotidiano reale ma, medesimamente, la vera concretezza del diastema alternativo.
Nava suggella poi i profili fisici, sintetizzandoli con la spatola, che lima ogni eccesso; l'essenziale possiede la cifra dell'artista, che è pregna di complessità psichiche e emotive.
La vicenda…
Marco Nava "prospicit", dal proprio tetto, simbolo della mente, della parte superna, in assoluto, rivolgendo il proprio pensiero verso l'altro; ammantato quindi dall'intimità dell'imbrunire, raccoglie se stesso per indovarsi nel diverso da sé.
Si pone, in quel momento, numerosi quesiti…
Nell'ossimoro, l'animo dell'artista si dirime: il crepuscolo, nunzio dell'arrivo della notte, del silenzio e del raccoglimento, si sposa alla luminosità dell'oro, creando, all'opposto, un'atmosfera di rivelazione.
L'obrizo e la luce dominano, mutando nello "scrinuim", in cui il valore dei rapporti umani, dell'apertura verso il mondo esterno, della saggezza, nonché della perseveranza nel raggiungimento di necessari e alti obbiettivi, prendono corpo, vivificandosi.
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Roberto Guerra