Renata Rusca Zargar, il nuovo libro CHE TE NE FAI DI UN ' ALTRA FEMMINA? recensione di Maria Altomare Sardella
Senzafine: Arte, Cultura e Società di Renata Rusca Zargar
In
occasione della Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne, è uscita la
raccolta di racconti “Che te ne fai di un’altra femmina?” di Renata Rusca
Zargar che riunisce storie di donne occidentali e orientali che amano e per
quello subiscono violenza. L’autrice ha
persino immaginato un altro Pianeta dove, però, si perpetua questa
stessa mentalità. La donna è un oggetto e come tale può essere distrutta.
Il
racconto che dà il titolo al libro riguarda l’autrice stessa e sua figlia
minore e ribadisce che non vale la pena di rischiare per salvare la vita di una
bambina.
LEGGI L'ESTRATTO:
DISPONIBILE SU AMAZON:
ebook euro 3,90
cartaceo
euro 15,59
MARIA
ALTOMARE SARDELLA commenta
“CHE
TE NE FAI DI UN’ALTRA FEMMINA”
di RENATA RUSCA ZARGAR
Renata Rusca Zargar si avvale di una scrittura dal
lessico elegante, snella nella sintassi e tratta argomenti decisamente
impegnativi. Questa volta punta l’attenzione su com’è e cosa significa essere
donna nel mondo e lo fa secondo il suo stile, a trecentosessanta gradi. Metà
del genere umano, quello maschile – fatte le debite eccezioni, - considera
l’altra metà, quella femminile, un bene di consumo che si può usare, sfruttare,
imprigionare, vendere, abbandonare, picchiare, storpiare, uccidere a proprio piacere
quasi noi donne non fossimo esseri umani ma qualcosa a metà strada fra le
bestie e se stesso e con un occhio di riguardo più verso le bestie. Ogni
racconto della raccolta, che ne contiene nove, lo dimostra. E, purtroppo,
spesso, le diaboliche - il termine non è esagerato, in quanto consapevoli e
quindi molto colpevoli, - aiutanti di tali misfatti sono le donne stesse, che
non solo collaborano con i propri aguzzini, ma , a volte, arrivano a vendersi e
svendersi per superficialità, abbagliate dal falso luccichio del lusso. Rusca
Zargar sceglie di aprire la raccolta con un racconto dal titolo significativo,
quello che poi dà il titolo generale: “Che te ne fai di un’altra femmina?” E’
l’inquietante domanda che la madre della protagonista le pone quando, incinta
di una bambina, rischiando un aborto spontaneo, ella lotta disperatamente per
salvarla. Padmani è invece la protagonista di una crudele usanza indiana,
speriamo superata: dover essere bruciata viva insieme al cadavere del marito e
persino col proprio consenso e naturalmente col consenso della proprie sorelle
e della propria madre! Si potrebbe pensare a usanze ormai obsolete di culture
lontane nel tempo, ma il fatto che molte donne vengano sistematicamente
picchiate e vessate e stuprate dal proprio compagno di vita o marito nelle
nostre modernissime case occidentali come lo classifichiamo? E quest’ultimo è
l’argomento del racconto “Ricordati di me che son la Pia”, che rimanda al noto
personaggio dantesco. Ma il racconto, che mi ha letteralmente agghiacciato, è
l’ultimo “Solo una donna”: narra di un’involuzione nel futuro. Su un altro
pianeta, dove la protagonista fugge con la propria madre per evitare una vita
di molestie sessuali e botte, sperando in una vita migliore, ella diventa mera
fattrice di una ‘razza superiore’ e, infine, bottino di chi la vuole. Mi
vengono in mente alcune pratiche del nazismo e quanto sta succedendo oggi in
Afghanistan.
Maria Altomare Sardella