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Per Mario Draghi il Green pass è una via obbligata: "Vaccinatevi. Il Green pass serve a non chiudere non è un arbitrio …
Il Green pass è una misura con la quale i cittadini possono continuare a svolgere attività con la garanzia di ritrovarsi tra persone che non sono contagiose. E' una misura che dà serenità, non che toglie serenità"". Il noto virologo Roberto Burioni, ha commentato così: "Devo ringraziare il presidente Mario Draghi per le sue parole di ieri sera sulle vaccinazioni: l'invito a non vaccinarsi è un invito a morire e far morire". Analizziamo la questione dell'arbitrio da un punto di vista dei principi generali.
- Qui entra in ballo ovviamente in primo luogo la Costituzione e l'art. 16. Leggiamolo: "Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza. Nessuna restrizione può essere determinata da ragioni politiche". Sulla base di questo articolo si giustificherebbe l'uso delle limitazioni tramite Green Pass, in questo caso per ragioni di "sanità". Ma è corretta l'interpretazione (Flick direbbe di sì)? Secondo me, no. E a non essere d'accordo con le tesi limitazioniste, oggi tanto care in particolare al Pd, sarebbe di certo Palmiro Togliatti, il padre della sinistra vincente in Italia dagli anni Novanta, quella che ha contribuito in modo determinante a distruggere i socialisti. Togliatti, preoccupato per i pericoli inerenti alla limitazione del diritto a "circolare", cercò di far passare alcuni emendamenti che restringessero tale possibilità. Ma poi lo rassicurarono, a) perché fondamentalmente l'obiettivo dell'articolo era impedire alle regioni autonome di legiferare in modo da non far "circolare" altri cittadini italiani al loro interno (per questo si aggiunsero i due casi: sanità e sicurezza), ma con una specificazione di questo tenore "in via generale", e Togliatti l'accettò perché "in via generale" significava, si disse, che la politica non poteva intervenire in qualsiasi forma per porre limiti a una determinata persona o contro determinati gruppi e categorie di persone in relazione al diritto di "circolare". Che è invece ciò che si vorrebbe oggi fare.
- La preoccupazione maggiore , il rispetto del diritto naturale, è al primo posto in Costuzione. L'art. 2 dice: "La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo". E il diritto a "circolare" è uno di questi, e soprattutto non può essere applicato a un gruppo di persone per le loro convinzioni, escludendo tutti gli altri. Senza considerare il fatto poi che siamo in una situazione tutt'altro che definita. I vaccini sono stati autorizzati in via emergenziale, senza attendere cioè tutte le necessarie fasi di sperimentazione (che vanno dai 3 ai 30 anni), e solo con questa condizione è stato possibile distribuirli. Mentre la stessa base della dichiarazione di Draghi è non vera: i vaccinati, anche con doppia dose, si infettano, infettano e muoiono, come in non vaccinati (la percentuale relativa qui è ininfluente ai fini del discorso).
- Tralasciamo in questa sede l'approfondimento di tutta la questione delle varianti, della diminuita efficacia dei vaccini, ecc., la questione centrale è che ci sono due visioni contrapposte di come ci si deve rapportare alle epidemie, siano esse di influenza o di Covid. Cioè la tesi di chi dice che si debba ricorrere ai vaccini sempre, pur trattandosi di virus che variano, e chi sostiene, come i "no-vax", che la migliore difesa dalle infezioni è il rafforzamento del sistema immunitario per via naturale. Il che ovviamente richiede che chi si ammala sia curato in tempo e a casa, aspetto cruciale in questa epidemia di Covid, visto che, secondo l'accusa sempre dei "no-vax", coloro che ne sono risultate vittime sono state abbandonate a se stesse. Con il risultato che, i più colpiti, avendo sviluppato polmoniti e coaguli, sono arrivati in Terapia Intensiva con la situazione generale compromessa. Da qui l'alto numero dei morti che, affermano, poteva essere evitato in gran parte.
- Sono due visioni inconciliabili, al momento, ma la seconda non può oggettivamente essere demonizzata, come si sta facendo in questo momento. La storia insegna che le grandi discriminazioni cominciano con le piccole: non puoi andare in discoteca, non puoi andare al bar, ecc. Sono in apparenza piccole limitazioni, ragionevoli persino, data la situazione, e sembrerebbe altrettanto ragionevole che il gruppo che le subisce (perché il nodo è qui, trattasi di un "gruppo" ben delimitato) non debba protestare, perché è nel torto.
- In realtà se passa l'idea del discrimine e a maggior ragione la pratica, è rotto l'argine, è come la prima volta, la verginità non c'è più. Il futuro diventa passato, e la figura dell'eretico ridiventa attuale.
Ma non si pensi che questo mio contributo serva a molto, purtroppo il livello cui si è arrivati è questo:
Luciano Priori Friggi