Da: Pierluigi Casalino
Il futuro, per quanto se ne possa dire, è insondabile. La scienza moderna riesce a svelarci e prevedere i movimenti degli astri, i comportamenti delle particelle,le reazioni degli elementi chimici e, pur con minore precisione, le combinazioni delle cellule e l'evoluzione degli organismi viventi; riesce infine ad elaborare proiezioni economiche, sociali e politiche. Tuttavia rientrano nel nostro ancestrale immaginare due tipi di futuro: quello della fama e quello annunciato ab antiquo da profeti, sibille o estensori di apocalissi o da altri veggenti. Dal XVII secolo, invece, il futuro è segnato dalla previsione quantitativa, con elaborazione di motivi che saranno alla base anche della moderna fantascienza. Tra gli autori fantascientifici si distingue nel XX secolo Walter Miller con il suo "Un Cantico per Leibowitz", in cui si delinea l'idea che dopo un periodo di regresso si affermi un'epoca portatrice di nuova civiltà. In tali anticipazioni del futuro si ritrova, peraltro, un concetto che fa proprio Dante, il quale sembra accennare in Purgatorio IX una sua particolare visione del futuro, mettendo in bocca a Oderisi da Gubbio il seguire a età barbariche età ben più civili e gloriose. Lo stesso Sommo Poeta ancora pare porsi la domanda che sarà della fantascienza con la frase usata per immaginare noi posteri: coloro che dice in Paradiso XVII, parlando dell'antenato Cacciaguida e inventando davvero il futuro, "questo (il suo) tempo chiameranno antico". Chi chiamerà, invece, il nostro tempo "antico"? Chi? Gli insetti, gli animali o qualche nuova creatura super umana? Resterà intanto un compito necessario ricostruire gli eventi del passato nel loro contesto, astenendosi dalle preconcette opinioni dell'oggi. E altrettanto difficile, come si diceva all'inizio, sarà cercare di indovinare il futuro, ricorrendo a dialettiche ormai sorpassate e non criticamente approfondite. Ci ha insegnato, infatti, Alexis de Tocqueville che prevedere il futuro è cosa superiore alle nostre forze intellettive. Chi vive il presente non saprà mai se l'uomo diventerà una leggenda. In questo senso Dante ci è ancora maestro.
Casalino Pierluigi