di Diego Fusaro
Ormai è impossibile eliminare il virus". Sono le parole pronunziate dal virologo Andrea Crisanti, uno dei principali protagonisti della cricca dei dottori televisivi superstar che da ormai un anno popolano in modo immarcescibile la televisione italiana. Con tono ieratico come si conviene ai depositari di un sapere iniziatico, ha altresì chiarito che il virus è ormai a tal punto radicato da essere di fatto non debellabile.
Sicché, questo il punto, dobbiamo convivere con il virus senza speranza di potercene in qualche maniera liberare.
Non ci stupiamo più di tanto di una siffatta tesi, che va a confermare il quadro già più volte lumeggiato della cosiddetta pandemia infinita. Con sintesi estrema, come più volte ho ricordato, la pandemia non finirà, poiché non deve finire, essendo essa la base che rende possibile il persistere della nuova razionalità emergenziale fondativa della civiltà pandemico-sanitaria del Leviatano terapeutico.
In effetti, è ormai da un anno che procede indefessamente questo ordine discorsivo, con il quale si educano le masse nazionali-popolari all'idea che rispetto alla nuova normalità subentrata con l'emergenza epidemiologica non si tornerà indietro: non si potrà cioè fare ritorno alla vecchia normalità pre-Covid.