D- La cultura, secondo te, come può sfidare il nostro tempo contaminato dal virus?
La cultura, a parer mio, è l'unica risorsa (ovviamente dopo la Scienza) che può concorrere a salvarci realmente da questo periodo di grande confusione esistenziale dovuta alla perdita dei nostri principali punti di riferimento. Da sempre la cultura, intesa come conoscenza, contribuisce a creare in noi quegli agganci ai quali "aggrapparci" in caso di difficoltà. Quei pilastri che, come la fede, apportano consapevolezza e speranza. Soltanto aprendoci al Sapere è possibile rafforzarci ed eliminare quelle nebbie che oscurano le menti poco illuminate. I libri rappresentano gli strumenti elettivi di questa trasmissione conoscitiva. La lettura, rispetto alle altre modalità di trasmissione è, a parer mio, una delle pratiche più efficaci poiché si svolge in maniera individuale inducendo alla riflessione contemplativa. Il rapporto che si stabilisce tra lo scrittore e il lettore è univoco, diretto, intimistico. A maggior ragione, in un tempo come quello che stiamo vivendo che ci costringe alla cattività, all'isolamento sociale (sebbene l'uso delle nuove tecnologie ci stia aiutando a ricreare rapporti sociali, almeno "virtualmente") è quanto mai necessario ritrovare nei libri quel senso di completamento totalizzante che nella realtà attuale è venuto improvvisamente a mancare. Un rapporto, quello con il libro, che dobbiamo riscoprire proprio per ritrovare noi stessi.
D- I tuoi percorsi presenti creativi, come scrittrice, animatrice, anche radio televisiva?
In effetti, attualmente risulto impegnata sui tre fronti principali della comunicazione e di questo ne sono molto orgogliosa. Editoriale, con l'attività di giornalista di Redazione del Corriere Nazionale.net, radiofonico con la trasmissione culturale "Ophelia's friends on air" (ormai giunta alla sesta edizione) e televisivo con l'avvio della prima edizione di "Noi italiani", il nuovo spazio di approfondimento giornalistico di Tele7Laghi dedicato a temi di attualità, con un'attenzione particolare all'emergenza sanitaria. In questa trasmissione diamo voce alle problematiche delle varie categorie professionali colpite dalla pandemia, ponendo in essere la capacità di noi italiani di riuscire a superare le difficoltà facendo appello alle nostre risorse interiori e alla capacità di adattamento.
La comunicazione oggi è tutto, ed è importantissimo esercitarla nella maniera giusta. Nei miei programmi, così come nei miei articoli, mi prefiggo sempre l'obiettivo di veicolare la notizia, o l'argomento in questione, in una modalità il più possibile coinvolgente cercando di non imporre il mio pensiero ma tentando di farmi portavoce di quelle che possono essere le istanze di tutti. Diverso è l'approccio come scrittrice che mi vede, ultimamente, a contemplare anche la forma del saggio. A breve uscirà un volume a più voci dedicato a Leonardo Sciascia, curato da Pierfranco Bruni, che comprende un mio saggio di analisi comparata tra la rappresentazione cinematografica e quella letteraria facendo riferimento a due tra i più famosi racconti di Sciascia: "Il giorno della civetta" e "A ciascuno il suo".
D- In generale, dopo il virus, come vedi la psicologia collettiva attuale futura prossima, anche dopo i vaccini?
Ho grande fiducia nel popolo italiano. Nella preziosa peculiarità che noi italiani abbiamo di far fronte alle sventure e di riuscire a tramutare una situazione di problematicità in una opportunità per crescere e migliorarci. Ritengo che la fase più tragica sia terminata e che dobbiamo resistere ancora qualche mese per ritornare a vedere la luce o a "rivedere le stelle" come direbbe Dante. La Scienza ci sta dando una mano. Comunque la si pensi riguardo al vaccino, non vi sono dubbi sul fatto che rimanga l'unico espediente che ci consentirà di uscire da questa pandemia. Certo, i problemi sono considerevoli e molteplici. Ma è opportuno sforzarsi di essere il più possibile fiduciosi attingendo dal passato una fonte di speranza. Il passato ci insegna che dopo le grandi catastrofi vi è stata sempre una rinascita. Basti pensare al Rinascimento, al primo e al secondo dopoguerra seguiti da periodi di grande fermento ideologico e intellettuale. È fisiologico che dopo un periodo di stallo, di compressione forzata ci sia una esplosione di positività. Una frenesia costruttiva e propositiva che coinvolgerà il pensiero così come l'economia. Di questo ne sono più che certa.
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