Versailles, cent'anni dopo



Da: Pierluigi Casalino  
 
Dopo la prima guerra mondiale si pensava che conflitti del genere non ci sarebbero più stati. Pareva così che lo studio di quella guerra non potesse insegnare nulla per il presente. Al centro della vita politica internazionale restava invece, a guerra finita, il grande problema che aveva, per i più, provocato il conflitto, cioè la Germania. C'erano, è vero, altri problemi nel mondo, oltre a quello tedesco, dalla Russia sovietica all'Estremo Oriente, ma sembravano non così importanti come quello della Germania. Problema che si sarebbe risolto soltanto solo se i tedeschi si fossero riconciliati con i loro ex nemici. Il mondo avrebbe goduto in questo caso la tanto agognata pace. Lo studio delle cause della prima guerra mondiale aveva dunque una rilevanza pratica ed urgente. Ne sarebbero derivate le correzioni del Trattato di Versailles. Gli storici inglesi ed americani del tempo, ma anche quelli francesi, cercarono di dimostrare che i governi alleati vincitori erano alquanto più colpevoli, e il governo più innocente, di quanto non avesse supposto chi nel 1919 dettò la pace. Pochi storici tedeschi tentarono di dimostrare il contrario (circostanza ovvia, perché anche lo storico più distaccato sente il peso del patriottismo quando il suo paese sia stato battuto in guerra ed umiliato in pace come fu a Versailles). D'altra parte la politica estera era stata oggetto di polemiche e controversie in tutti i paesi alleati, prima dello scoppio delle ostilità. Gli avversari dei governi inglese, francese e americano, ma anche i bolscevichi ( che avevano attaccato il governo dello zar al potere), tornavano alla ribalta in veste di scientifici paladini di una linea revisionista nei confronti di Versailles. Il diritto e il torto di tali polemiche internazionali tornano ad interessare oggi a cent'anni da quel Trattato e coinvolgono lo studio delle origini stesse della prima guerra mondiale. Se il risultato della prima guerra mondiale fu il rifacimento dell'Europa, questo fu ben lungi dall'esserne la causa originaria o anche lo scopo consapevole. La guerre ebbe certamente delle cause immediate, ma ormai si sostiene che senza ombra di dubbio ci furono cause remote e ben più profonde alla base di quell'immane conflitto. E inoltre se la Germania fosse stata ridotta al caos, chi avrebbe fatto funzionare le clausole del Trattato di Versailles. Erano anni che le astrazioni andavano di moda e condizionavano alla grande le relazioni internazionali. Il problema dell'esistenza in Europa di una grande potenza più forte delle altre non era nuovo e, anzi, di era ripresentato più volte negli ultimi quattro secoli. In questi casi non ci si era fidati delle clausole dei trattati o delle promesse del più forte di non usare la propria forza; e potenze più deboli e più pacifiche, quasi senza accorgersene, avevano gravitato insieme.; avevano formato alleanze e associazioni capaci di sconfiggere o di dissuadere l'aggressore. Era andata così in passato e così era andata anche nella prima guerra mondiale. Questo vecchio e sperimentato problema non funzionò dopo il 1919. La grande coalizione si sciolse e ciò per avere un alto motivo di principio: i vincitori, anche avevano agito secondo la dottrina delle potenze, se ne vergognavano. Molti pensavano che a causa di questo equilibrio delle potenze che era scoppiata la guerra e che continuando in questo modo ne sarebbe scoppiata un'altra. A livello pratico, l'equilibrio pareva inutile. Il fronte unito degli alleati non sopravvisse a lungo alla conferenza di pace, né anzi rimase immune da scosse durante la conferenza stessa. Ecco perché quell'occasione diplomatica si rivelò un discreto fallimento. Il continuare a ritenere la Germania il problema fondamentale si rivelò una scelta miope e controproducente. Prima del 1914 i rapporti tra le grandi potenze europee erano stati spesso determinati da questioni esterne all'Europa e molti, a torto, pensavano che le questioni europee avessero perso la loro vitalità. Si vide poi che era vero esattamente l'opposto. L' Europa fu devastata e continuò a dare grattacapi agli stati. E anche ai giorni nostri, l'Europa di Maastricht non suscita certo tranquillità a statisti e popoli. Le sfide esterne al Vecchio Continente non fanno che esaltare problemi europei profondi. Proprio per tali considerazioni, il giudizio storico su Versailles, dopo un secolo, resta tuttora non del tutto moralmente e politicamente valido.
Casalino Pierluigi