Da: Newsletter Financecommunity.it
Nel paese delle incertezze che non vuole investimenti
Di laura morelli
"Chi vuol esser lieto sia, del doman non v'è certezza". Lorenzo de Medici lo recitava ne La Canzona di Bacco, il più famoso dei Canti carnascialeschi, verso la fine del 1400, ma il ritornello è facilmente applicabile anche all'Italia del Ventunesimo secolo. Almeno se si tratta di fare investimenti.
L'ultimo caso è quello relativo alla canapa legale. La Cassazione ha emesso una sentenza che a caldo, in una prima e direi fugace lettura, è stata interpretata come uno stop alla vendita della cannabis light e dei prodotti che la contengono, scatenando un certo allarmismo. Si è parlato dell'immediata chiusura dei punti vendita, fioriti in grandi quantità negli ultimi anni (sono 778 in tutta Italia, come riporta il Corriere della Sera, per un giro d'affari di circa 40 milioni di euro stando a Coldiretti), con la conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro, e di sequestri preventivi.
A rileggerla più attentamente, la sentenza (come abbiamo fatto su legalcommunity.it, come potete leggere qui) è diventato invece più chiaro che le cose non stanno proprio così. Di mezzo c'è il potenziale effetto drogante della pianta ma non mi dilungherò sulla questione perché non è questo il punto.
Il punto è che la scarsa chiarezza delle norme è ormai uno dei deterrenti principali per chi vuole investire in Italia, siano essi grandi investitori internazionali o piccoli imprenditori che magari hanno visto in un nuovo business un'opportunità .
Chi lavora nel mondo della finanza sa bene che la cosa che più "nuoce gravemente alla salute" degli investimenti è l'incertezza. I Pir, i piani individuali di risparmio, ne sono un altro esempio. Questo tipo di strumenti ha avuto un boom al momento del lancio ma per la prima parte del 2019 sono rimasti bloccati in attesa dei decreti attuativi che avrebbero dovuto rendere efficaci le modifiche introdotte dal nuovo governo. I decreti erano attesi per l'inizio dell'anno ma sono arrivati solo il mese scorso, col risultato che la raccolta si è letteralmente arenata (per la serie, il tempo è denaro).
Di esempi di incertezza nociva ce ne sarebbero molti altri. Ci sono le dichiarazioni del politico di turno che creano instabilità e fanno innalzare lo spread o le incertezze che colpiscono le imprese, le quali un momento si trovano davanti un'agevolazione fiscale per investire (ad esempio Industria 4.0) e il momento dopo, cambiato il colore del governo, se la vedono togliere.
La domanda è: per quanto ancora potremmo andare avanti così? A che punto dobbiamo arrivare affinché tutti gli operatori del settore finanziario e quelli del mondo dell'impresa decidano di mettersi insieme per ottenere chiarezza nelle decisioni governative, tempi definiti e agevolazioni a lungo termine? Solo i diretti interessati, infatti, hanno la possibilità di far capire ? seriamente - a chi governa quali sono le esigenze del mercato. E forse è arrivato il momento di farlo, in nome di una crescita che tutti sembrano volere (sulla carta).
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