«C'era una volta un paese strano. Non strano perché l'acqua dei fiumi corresse a ritroso o perché le montagne fossero capovolte o perché vi splendesse di notte il sole e di giorno la luna o perché le persone ragionassero con i piedi e camminassero sulla testa; no. L'ordine, o, se vi piace, il disordine della Natura era tal quale in tutti gli altri paesi del mondo. La stranezza di quel paese era nel fatto che tutti gli uomini e tutte le donne lavoravano, tutti i bimbi giocavano, tutti i vecchi riposavano e non c'era neppure un povero a volerlo pagare a peso d'oro». (G.T.)
Un Saggio diversamente fiabesco che con l'artificio quasi della narrazione, rinnova l'eterno archetipo del Paradiso in Terra, l'Isola che non c'è, Alice nel paese delle Meraviglie, Utopia. Perso nell'oblio o meno celebre di altri prototipi o tradizione.. di certa Letteratura apparentemente Onirica. oggi si legge, era dei multiversi, dopo la Fisica, con il "suo" ordine/disordine capovolto, e la sua Umanità concretamente vissuta ed esistente quasi come un mondo-universo parallelo. Appunto, ""C'era una volta un paese strano" quando invece tutto è visibile, tranne all'eterna Miopia di certi bipedi... (R.G.)--
dr. Riccardo Roversihttp://www.riccardoroversi.onweb.it/