2019: Intervista all'architetto Flavio Baroni: tra Ferrara ebraica, Sgarbi, Emiliani, 'Leonardo' e Ferrara Civica (e molto altro)

 

D- Architetto, "Il Rione Giardino" e "Ferrara Ebraica" tra i suoi ultimi lavori editoriali (Este Edition e Tiemme eBook a cura dell' EDITORE scrittore Riccardo Roversi... uno zoom?)


R- "Il Rione Giardino" e "Ferrara Ebraica" sono due lavori realizzati su commissione.

Il primo da un giovane che, acquistata un'abitazione nel "Rione", voleva conoscerne origine e autore; il secondo da una curiosità di Riccardo Roversi che, avendo avuto notizie di lapidi ebraiche utilizzate per la colonna di Borso e sapendo della preparazione di un mio testo riguardante le sculture di Borso e Nicolò III, mi pregò di esaudire questo suo desiderio.

Il Rione Giardino è un pamphlet che andrebbe letto con attenzione, perché molti sono i temi che affronta, a volte solo accennati, come la falsificazione della storia (sostituzione del Palazzo della Ragione), le ragioni del militarismo (la Fortezza), lo scimmiottamento dell'architettura attraverso il monumentalismo e la decorazione (Acquedotto ed edilizia circostante), l'idea di piazza (Camillo Sitte), gli equivoci della "Città Giardino" (Carlo Doglio), l'impossibilità d'arrivare a una soluzione di distribuzione equa della ricchezza (legge Sullo) a causa del Partito Trasversale... solo i più importanti.

La "Ferrara Ebraica" rappresenta la dissacrazione della memoria da parte di tutti e dico proprio tutti indistintamente, anche se ci sono sempre tentativi più o meno subdoli di diversificare "elitariamente" i comportamenti umani.

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D- Architetto, alla luce della cronaca anche elettorale, il suo "Rione Giardino" , come un'opera aperta alla Eco, in contro luce (com'era e cosa è tristemente diventato), si è in certo senso animato, persino urla... Alcune parole "lapidarie"?


R- L'area del "Rione Giardino" è da sempre un'isola, basta verificare ancora oggi i flussi di traffico. Le strade importanti girano intorno, identificando questa parte di territorio all'interno delle mura della città come un vero e proprio spartitraffico.

La violenza e il terrore con la Fortezza prima, la presenza ora di una struttura sportiva di grande impatto ne accentua una desertificazione sociale che viene riempita in maniera "variopinta". Questo è dovuto alla visione di un Podestà, Renzo Ravenna, che ha trasformato a sua immagine il "deserto" apparso dopo la demolizione della Fortezza. Un luogo la cui mancanza di collegamento al resto del tessuto antico, è diventato, usando un termine caro ai "non architetti", una "non città" dove degrado e violenza hanno facilità di riproduzione.

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D- Architetto, anche il più recente Ferrara Ebraica segue un'onda simile... Omaggi al popolo e la storia ebraici sono immensamente encomiabili, ma tutto oro quello che luccica? Il Meis pare sempre una eterna incompiuta, inoltre Ferrara è filoebraica per i Vernissage ma tutto il resto dell'anno ... filopalestinese? Ad esempio perché mai non è stato inviato Netanahanyu?

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R- È un argomento che da sempre evito, perché insieme a questo dovremo parlare di Vandea, di Olodomov, di Armenia, di Nativi americani e altri, per cui analizzando ONESTAMENTE i fatti storici si potrebbero avere delle sorprese sul tema "vinti e vincitori".

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D- Architetto, lei è autore anche di praticamente libri d'arte, Julianeo (Liberty House) e del "leonardesco" Notizie dal Futuro... sulll'Uomo Vitruviano (Este Edition); preziosità conoscitive ma anche qua per Julianeo, una storia indicibile quasi di certa Ombra di Ferrara, a volte poco città d'arte?


R- Città d'arte e... di cultura, come aggiungono i "Sovrani in-tronati" a Ferrara da più di mezzo secolo come erano investiti gli Estensi dai dodici Savi. Tutto da verificare però il senso di tali affermazioni. Chiariamo: se la comunicazione è messaggio, l'Artista fa Arte quando manda un messaggio universalmente valido, cioè era valido ieri, è valido oggi e sarà valido anche domani. Ecco l'Arte, tutto il resto è Moda.

Al tema Architettura ho già accennato nel "Rione giardino", ma se ci aggiriamo ora per la città con occhio un po' più critico ci accorgiamo che poche sono le emergenze architettoniche che si possono fregiare di tale nome la Cattedrale, il "Castello"...

La cultura, se intendiamo quella dell'ufficialità del potere è molto scarsa.

Il Principe, un tempo, era alla ricerca di talenti intellettuali, oggi ricerca fuoriclasse della "pelota". Un assessore alla cultura che non conosce il patrimonio di talenti che ha sul suo territorio (talenti che ci invidia tutto il mondo) testimonia la pochezza di una città, e dei "sudditi" che lo votano.

Julianeo merita un discorso a parte.

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D- Architetto, lei è candidato per Ferrara Civica, schierata con l'opposizione... Perchè?


R- Io sono schierato contro lo "status quo" e non è certo un discorso ideologico, ma essenzialmente egoistico (teniamo sempre presente che il mio faro è Max Stirner).

Non avrei mai votato per qualcuno che non fossi io stesso e mi è stata data questa opportunità che ho voluto utilizzare per poter affermare alcune mie ragioni.

In questi anni ho subito isolamento per non essere allineato e la poca visibilità per esprimere opinioni. Recentemente poi il Modonesi, assessore e candidato a sindaco ha distrutto con stolte ragioni e inutilmente una mia opera. Questo e la bocciatura di un mio progetto residenziale, dopo anni di lungaggini per superare tutti gli sbarramenti di un sostanzioso e assurdo fascicolo di norme che castrano la creatività, mi hanno spinto a questa candidatura.

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D- Architetto, le polemiche Sgarbi e certi architetti di Ferrara il Palazzo dei Diamanti e non solo (le note vicende di cronaca?, da che parte sta?


R- Le polemiche Sgarbi e quelli che nella domanda con un eufemismo sono chiamati certi architetti di Ferrara, non mi entusiasmano più di tanto (due articoli di mia firma sono apparsi su estense.com e poco considerati) e anche questa volta sto dalla mia. E cioè: esiste un problema di collegamento fra le due ali del Palazzo e va risolto con Larchitetto (non è un errore), ma il vero problema se parliamo dei Diamanti è il cornicione. Un laureato in lettere, tale Andrea Emiliani, direttore delle gallerie dell'Emilia Romagna (democratico, si fa per dire), si è arrogato d'autorità il diritto di imbiancarlo contro la storia in primis (documento di Adriano Franceschini sullo stato del cornicione d'origine) e contro la composizione architettonica poi, rendendo l'edificio da kitsch di una certa qualità a kitsch di grande banalità.

Il problema vero e più interessante da affrontare è la creazione di un vero grande polo museale in quell'area comprendendo anche la ex scuola Roversella. La grande sfida è il collegamento "architettonico" dei vari edifici con spazi espositivi di proprietà comunale: Palazzi Massari, Prosperi Sacrati, Diamanti, Roversella.


a cura di R. Guerra


FLAVIO BARONI Architetto, vive a Ferrara. Ha pubblicato: Note storiche di Palazzo Schifanoia, in «Atti e Memorie della Dep. Prov. Ferrarese di Storia Patria», 1975; Emblemi del Medioevo, o di oggi?, in Non pensare (tanto) per progettare… ma vivere, 1978; L'architetto "sul campo", una esperienza, in AA.VV., Memoria come futuro, 1996; 233. Storia di ordinaria burocrazia, Este Edition, 2014. Ferrara ebraica, Tiemme digitali (TED) 2019, eBook. Ha inoltre curato AA.VV., Julianeo, Liberty house / Este Edition, 2011 e Il Rione Giardino a Ferrara, Este Edition 2016.


 http://www.este-edition.com/categorie.php?idCat=284

https://www.bookrepublic.it/book/9788827502518-ferrara-ebraica/