(Photo- Cicerin e D'Annunzio https://istriaitaliana.wordpress.com/2015/01/20/visita-di-cicerin-a-dannunzio/ )
Da: Pierluigi Casalino
Se le dimissioni ufficiali di Cicerin dalla carica di commissario del popolo agli Esteri della Russia sovietica avvennero nel 1930, il suo declino politico cominciò a manifestarsi sensibilmente fin dal 1927. Circostanza, quest'ultima, che fu ricordata anche dal suo successore Andrei Gromyko, in un articolo commemorativo a 90 anni dalla nascita dello stesso Cicerin. A provocare la sconfitta della linea di Cicerin fu in realtà la medesima ragione che portò all'accantonamento dei tentativi di creare una presenza attiva dell'Urss sul piano internazionale. Il ritorno ad ruolo di alto profilo da parte di Mosca nell'arena mondiale era concetto connaturato all'idea di Cicerin, il quale già dalle prime giornate della Russia sovietica si adoperò per un impegno diretto dei russi a fianco delle potenze europee. Ciò implicava rischi di coinvolgimento nelle tensioni del sistema di Versailles, altrettanto forti di quelli impliciti nella svolta che Bucharin voleva imprimere all'azione politica del Komintern. Cicerin, in realtà, aveva sostenuto la scelta dei patti bilaterali soprattutto nei riguardi della Polonia e dei paesi baltici, considerati la miglior risposta alle aspirazioni egemoniche polacche in quell'area, solo fino a quando la diplomazia sovietica avesse continuato a promuovere una politica di alleanze con la Germania e la Francia. Ma senza questa prospettiva di inserimento in un sistema diplomatico continentale, la tradizionale politica sovietica verso la Polonia avrebbe perso gran parte della sua ragion d'essere. Esaminando la ragnatela diplomatica degli inizi del 1927, Cicerin invitò a tener presente che, se il trattato sovieticolituano aveva provocato una rottura della barriera baltica, l'Inghilterra aveva avuto modo di rispondere al passo sovietico, ispirando contro la Lituania socialdemocratica un colpo di stato conservatore e recuperando così ls propria libertà di manovra. Bucharin era convinto che anche i tedeschi fossero corresponsabili del colpo di stato in Lituania e si espresse duramente contro Berlino. Cicerin reagì aspramente a questa posizione di Bucharin, definendola irresponsabile in una sua nota inviata a Stalin e a Rykov da Wiesbaden il 18 febbraio 1927. Contemporaneamente, Cicerin criticò la linea di condotta cauta e moderata di Litvinov nei confronti del governo conservatore inglese. Del resto ogni tentativo di ritoccare Rapallo era agli occhi di Cicerin imperdonabile, nonostante che si apprendesse che a Locarno la Germania si sarebbe impegnata a consentire il transito di truppe francesi sul proprio territorio, per correre in aiuto alla Cecoslovacchia e alla Polonia in caso di conflitto con la Russia sovietica. Cicerin, inoltre, vedeva nell'atteggiamento inglese una prima tappa dell'attacco di Londra contro l'Urss. Litvinov non era in perfetta sintonia con Cicerin su tale questione, percependo come più pericolose per la sicurezza sovietica le aspirazioni revisionistiche dell'imperialismo tedesco ad Est rispetto alle generiche nuove proteste inglesi. Del resto, senza un esplicita scelta britannica su un fronte antisovietico, non era pensabile di temere, secondo Cicerin, un rischio inglese a breve per la sicurezza russa. Diplomatico tradizionale, erede di una nobile famiglia di diplomatici zaristi, Cicerin portò avanti una linea di grande apertura al dialogo. Il ripiegamento in se stessa della Russia sovietica negli anni dell'isolamento del "socialismo in un solo Paese", non furono certamente determinati per il declino di Cicerin al comando della politica estera sovietica.Già nel 1927 prima del manifestarsi dei sintomi del male che lo porteranno alla morte nel 1930 e alla sua successione nella persona di Litvinov, la posizione di Cicerin appariva infatti indebolita. L'intuizione di Cicerin fu quella tuttavia di più lunga prospettiva, quella che sarà concretizzata con la guerra fredda, dopo il secondo conflitto mondiale. Il timore di un'ostilita occidentale era percepita da Cicerin fin dai giorni della Rivoluzione e la guerra con la Germania rappresenterà solo una parentesi. Una Germania, il cui pericolo, aldilà di Rapallo, era invece percepito da Litvinov, che non sentiva di dover seguire Stalin nel suo abbraccio del 1939 con Hitler, desiderando una Grande Alleanza contro il nazismo.
Casalino Pierluigi.