PRO LOCO
Oh!
Come in uno scivolo il destino ci fa precipitare oltre la nostra volontà. Nella mia innocenza di turista sono venuto dalle sabbie candide delle coste di Sardegna sin qui a Mamoiada. Il fascino del rito con sfilata dei mamuthones e dei issohadores mi ha attirato qui. Qui tra la folla armata di smartfone.
Come in uno scivolo il destino ci fa precipitare oltre la nostra volontà. Nella mia innocenza di turista sono venuto dalle sabbie candide delle coste di Sardegna sin qui a Mamoiada. Il fascino del rito con sfilata dei mamuthones e dei issohadores mi ha attirato qui. Qui tra la folla armata di smartfone.
È accaduto insensatamente.
Uno dei figuranti mamuthones, tra i cento della sfilata, mi appare strano, la sua maschera sembra solidale col volto, anzi sembra essere il volto.
La "cosa" s'è accorta che l'ho notata e tra un balzo e l'altro, al suono greve dei campanacci di cui sono adorne le schiene villose delle maschere, si sposta nella schiera venendo verso di me.
Tento di allontanarmi, ma la folla ai bordi della via fa muro, troppo tardi riesco a superarne la resistenza, la "cosa" dal volto scuro ha modo cosi di giungere a tiro di fendente.
Mi ha colpito al fegato con una lunga lama comparsa d'incanto nella mano, che è stranamente irsuta di pelo ispido e nero.
Fuggo sanguinante nella sconcertante indifferenza dei presenti, come se io appartenessi ad una realtà che condivido con la sola cupa figura del mamuthones.
Discendo in una stretta viuzza di pareti candide, esco dal borgo inseguito dall'eco ritmico e lugubre delle sonagliere.
Il mio nemico non mi molla.
Nella campagna cangiante, ruvida e deserta, fuggo lasciando dietro di me un pisciolo di sangue che esaurisce le mie forze, devo trovare un rifugio.
Là, dietro i cespugli di mirto toccati dalla luce del tramonto, sento, sempre meno remoto, il multiplo "dlon dlon" inesorabile della mia fine.
Oramai esausto lo attendo seduto a terra con la schiena appoggiata a una roccia, al sole morente tolgo dal taschino della camicia a mezze maniche un pieghevole di promozione turistica della pro loco di Mamoiada, vi campeggia una scritta:
"venite a Mamoiada sarà una esperienza unica"... sento ora il suono caprino del mostro, ancora due scampanii e poi…
Uno dei figuranti mamuthones, tra i cento della sfilata, mi appare strano, la sua maschera sembra solidale col volto, anzi sembra essere il volto.
La "cosa" s'è accorta che l'ho notata e tra un balzo e l'altro, al suono greve dei campanacci di cui sono adorne le schiene villose delle maschere, si sposta nella schiera venendo verso di me.
Tento di allontanarmi, ma la folla ai bordi della via fa muro, troppo tardi riesco a superarne la resistenza, la "cosa" dal volto scuro ha modo cosi di giungere a tiro di fendente.
Mi ha colpito al fegato con una lunga lama comparsa d'incanto nella mano, che è stranamente irsuta di pelo ispido e nero.
Fuggo sanguinante nella sconcertante indifferenza dei presenti, come se io appartenessi ad una realtà che condivido con la sola cupa figura del mamuthones.
Discendo in una stretta viuzza di pareti candide, esco dal borgo inseguito dall'eco ritmico e lugubre delle sonagliere.
Il mio nemico non mi molla.
Nella campagna cangiante, ruvida e deserta, fuggo lasciando dietro di me un pisciolo di sangue che esaurisce le mie forze, devo trovare un rifugio.
Là, dietro i cespugli di mirto toccati dalla luce del tramonto, sento, sempre meno remoto, il multiplo "dlon dlon" inesorabile della mia fine.
Oramai esausto lo attendo seduto a terra con la schiena appoggiata a una roccia, al sole morente tolgo dal taschino della camicia a mezze maniche un pieghevole di promozione turistica della pro loco di Mamoiada, vi campeggia una scritta:
"venite a Mamoiada sarà una esperienza unica"... sento ora il suono caprino del mostro, ancora due scampanii e poi…