Lily Amis e il suo libro: come un Diario di Anna Frank nel nostro tempo




*Lily Amis- Destinazione Libertà.  Una voce per tutti quelli che non ce l'hanno. recensione (Armando Editore 2018)

di Roby Guerra

Questa sembra una fiaba moderna con il classico lieto fine e l'autrice oggi figura nota per la letteratura per l'infanzia . E magari tra qualche secolo così sarà percepito questo libro. Invece è un libro drammaticamente autobiografico.
Correva l'anno 1979, qualcuno nell'Occidente pre Radical Chic e pomposamente progressista, comunista anzi per la precisione, inneggiava alla cosiddetta rivoluzione islamica di Komeini. Mentre invece l'Iran ex Persia culla persino della civiltà, entrava in un incubo tutt'oggi costante, nonostante due guerre del golfo occidentali, la caduta dello stesso Saddam, ecc
Nella Persia del cosiddetto Scia e Soraya, per carità ..una regime ben poco democratico ma almeno caratterizzato da certa modernità occidentale, inclusi certi diritti per le donne.
Una bambina fortunata, figlia di una famiglia più o meno agiata, si trova praticamente colpita nella metafora da una pioggia di radiazioni rivoluzionarie e inizia la fuga anche in Europa. Troverà come oggi sanno tutti dopo la crisi epocale attuale migrantica in esilio permanente in terre ostili e poco accoglienti incapaci, non solo per colpa loro, di discernere tra legittimi profughi di guerra o migranti velleitari o delinquenti d'altra "origine".
Soltanto alla fine di un lungo percorso con la sua infanzia e sogni massacrati, la bambina, ovvero l'autrice stessa ( e i suoi famigliari) troverà in Svizzera condizioni di relativo equilibrio e via via l'ormai dimenticata quiete.
Diventata grande Lily Amis centrerà l'integrazione "perfetta": Laurea in Web Marketing , scrittrice e illustratrice per l'infanzia, attivista proprio per i diritti civili e umani, nota anche al grande pubblico dal 2015, dopo l'ennesima maggior crisi in Siria sempre per la guerra civile e il fenomeno dei rifugiati politici: quasi un cerchio che si chiude, ma solo beffardamente... un replay della sua esperienza con l'originaria rivoluzione islamica in Persia, fortunatamente in "opposta" sicurezza personale e esperenziale.
Ora, al di là della volontà di bellezza e carattere e creatività dell'autrice , si pensi solo, anche trascendendo le dinamiche storiche succitate, quale vissuto e trauma abbia colpito la piccola Lily : ci si ricordi soltanto che fine fanno troppi "veterani" adulti, dalla Corea in poi, il Vietnam illustrato da tanti film, dopo le loro imprese belliche, figurarsi appunto i bambini...
Certi drammatici eventi per i bambini si vivono moltiplicati all'infinito: in un colpo solo ad esempio, a l di là dei rischi tragici anche per la mera sopravvivenza, tutte le paure normali dell'infanzia si materializzano nella vita concreta, con unici scudi "stellari" se fortunati quelli di qualche padremadre a loro volta coinvolti in dinamiche non solo esterne ma anche interne insostenibili, in costante modalità provvisoria (con una metafora computer) e infettata da virus e malware psichici sempre in agguato.
Il divenire esistenziale e storico della bambina, futura scrittrice ha quasi del miracoloso, un'opera d'arte autonalitica, capace di sublimare anche le sue comunque indelebili cicatrici psichiche. (Il Nulla e certa assurdità mistero della Vita resta eterno, come confessa l'autrice stessa..).
Il libro stesso, riassumendo è una piccola grande opera d'arte per tante modulazioni rara e atipica: la vicenda stessa personale è perfettamente intrecciata con la vicenda teorica parallela di tanti altri protagonisti loro malgrado della diapsora post komeini: assume quindi ulteriormente una valenza potenziata di memoria collettiva, quanto mai attuale, vista la susccesiva esplosione del fenomeno migrantico e in particolare dei rifugiati di guerra.
E in controluce alcune considerazioni al di là delle facili retoriche buoniste che ancora pervadono e inquinano l'Europa alla luce delle problematiche "atomiche" analoghe o simili: dal 1979 gli Europei ben poco hanno imparato, non ultimo una onesta e neutrale comunicazione, una educazione collettiva a differenziare tra rifugiati di guerra e appunto altre tipologie discutibili di migranti, come antivirus non alle a volte legittime paure dei popoli e le nazioni autoctone ospitanti, realmente minacciati da certe "invasioni" ma a pregiudizi "anche innati" (insegna l'etologia ben poco nota a politici e umanitaristici ambigui).
Anche l'Onu si congerma in questi anni una sconcertante spesso fiction...
L'arte vita invece della Amis e questo libro nello specifico, sarebbe fondamentale in tal senso educativo dei popoli, magari libro di testo didattico - un piccolo grande diario di Anna Frank nel nostro tempo, al di là di tanto bla bla: indica anche un messaggio utopico ma possibile. La vita arte dell'autrice, alla fine luminosa e creativa, sia un orizzonte prospettico contro il caos liquido e tutt'oggi periglioso per il migrantismo attuale.

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