Intervista a Miroslava Hajek, la Musa di Munari



Da: ROBERTO GUERRA 

*BRUNO MUNARI. I colori della luce, a cura di Miroslava Hajek e Marcello Francolini, Museo Plart (Napoli) Dal 30 11 '18 al 20 3 2019

D Miroslava, arte download in certo senso per quel Munari, genio della modernità nobile notissimo, ma ancora lungimirante per il futuro prossimo?
R Quando venivano prodotte le opere di Munari, sono state accolte in principio con occhio diffidente e scettico, spesso disprezzate o non considerate arte. Luce e colore, luce elettrica usata in alternativa ai colori da Munari, ma anche come un'allusione al colore dello spettro scomposto dal filtro polaroid, rievoca la composizione quasi musicale, e produce ripercussione sul tempo. Le evoluzioni del movimento illusorio nelle Proiezioni a luce polarizzata servono per dare l'idea della profondità di uno spazio infinito in continua trasformazione. Le proiezioni si manifestano in particolare nella percezione di grande estensione data dall'utilizzo spaziale. Esse esprimono uno dei pensieri più importanti di Munari, quello che lui citava riferendo che in giapponese il suo cognome significava "far dal niente". In questo caso opere polimateriche realizzate tra i due vetrini per le proiezioni di diapositive venivano smaterializzate e ricostruite dalla luce in una dimensione imponente. Principio rilevante non è la sola trasposizione delle composizioni polimateriche, pitture o collage concreti, anche se in miniatura, nella realtà immateriale luminosa, ma l'intento di realizzare degli affreschi, che potevano riempire di colori degli saloni, dipingere con la luce una cupola o la facciata di un palazzo. Munari introduce successivamente il fattore cinetico usando vetrini bifocali, o proiettando diapositive in una sequenza ritmata, creando quasi un film spezzato, ma la soluzione forse per lui più soddisfacente la trova impiegando la luce polarizzata. Dobbiamo di conseguenza mettere in risalto anche il fatto che nelle proiezioni a luce polarizzata il movimento illusorio crea anche volumi e spazi virtuali che si percepiscono visualizzando quello che si potrebbe chiamare uno "spazio parallelo".Le Proiezioni Dirette e Proiezioni a luce polarizzata che diventano degli ambienti di luce hanno inaugurato una nuova modalità di espressione artistica che riesce a superare l'oggettività dell'arte legata ai condizionamenti del mercato, recuperando i valori della magnificenza e della monumentalità intrinseche nell'arte del passato, utilizzando però i mezzi espressivi propri della tecnologia moderna. In queste opere, Munari anticipa con grande anticipio le problematiche visive attuali. Solo studiando questi suoi lavori si può comprendere la ricerca estetica di questo grande artista, la sua inventività e coerenza.
L'aspetto più innovativo dell'opera del Munari è proprio quello che tutti trascurano. La sua rivoluzione consiste nell'abbandonare il tradizionale quadro, nel creare interi ambienti "artistici", dove viene proiettata luce polarizzata. Prendono vita impalpabili sculture virtuali, che lasciano gli spettatori a bocca aperta. La materia viene smaterializzata, lasciando un'impronta indelebile nella memoria dell'uomo. Munari anticipò dunque l'uso del videoproiettore, molto diffuso negli ultimi anni. Ma la circostanza molto interessante del suo lavoro è anche il fatto che queste sue opere vivono nelle diverse dimensioni dallo stato materico, fino alla fantastica illusione
La critica ufficiale, allora, snobbava questo genere di lavori, che ebbero invece grande influenza sugli artisti internazionali. Ancora oggi, penso che l'Italia non abbia compreso a fondo l'arte di un personaggio tanto geniale, nonostante la sua notorietà.

D Miroslava, di Munari sei da decenni critica d'eccellenza, questo nuovo grande evento in che cosa è una novità doc?
R La Fondazione Plart e la Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee, nell'ambito dell'edizione 2018 di Progetto XXI, presentano la mostra BRUNO MUNARI. I colori della luce, a cura di Miroslava Hajek e Marcello Francolini, realizzata presso il Museo Plart (Via Giuseppe Martucci 48, Napoli).La mostra , presenta uno specifico corpo di questi lavori che va dagli anni Trenta agli anni Sessanta: per citarne solo alcuni, si va da Macchina Inutile, 1934 e Tavola Tattile, 1938 a Concavo-Convesso della fine degli anni'40, alle Proiezioni a luce fissa e a quelle polarizzate (1950-1953), per finire con Polariscop a motore, 1966 e Flexy, 1968.Tutte queste opere sono di mia proprietà, fanno parte del mio archivio e sono state scelte per creare una linearità temporale, possiamo leggere limpidamente nel percorso espositivo, una conquista progressiva dello spazio reale che muove dall'abbandono della bidimensionalità della tela, per seguire il movimento diretto della luce nello spazio, fino a giungere ad una trascendenza dell'opera. La novità assoluta sono le 11 proiezioni a luce polarizzata che dai anni 50 non sono stati mai presentati in Italia.

D La Fondazione Plart, di che si tratta, un approfondimento?
R La Fondazione è uno spazio polifunzionale nato per promuovere la storia e la cultura dei materiali polimerici. Tra le sue attività primarie si segnalano la conservazione, lo studio e la comunicazione di un'importante raccolta di plastiche storiche.

D Puoi informarci di più sulla tua raccolta di opere storiche di Bruno Munari?
R Nell' ultima fase della sua vita Munari si e reso conto del rischio che il suo lavoro artistico poteva non solo venire confuso e mescolato con la sua opera didattica, attività del designer e altri generi, cosa insopportabile per lui che come teorico per primo ha stabilito la differenziazione tra arte, artigianato e design, diversità tra lo stile e styling, ma poteva anche venire disperso e distrutto, vanificando ogni possibilità di ricostruire e mostrare la logica della sua ricerca estetica.
Quindi mi ha proposto di lavorare con lui ad un progetto. Era quello di costruire una collezione di opere che nel suo insieme rappresenta immagine di Munari artista, che illustra la evoluzione della sua filosofia estetica e che smentisce i pregiudizi e preconcetti nati circa la sua opera artistica.Ho dunque lavorato e condiviso, per trent'anni con Munari questo impegno e abbiamo realizzato una selezione delle sue opere, che considerava molto importante, perché permetteva a rimediare alla mancata o sbagliata considerazione del suo lavoro.
La raccolta, strutturata in modo cronologico e composta da tutti pezzi storici più importanti. Documenta in che modo Munari nel tempo affrontava i suoi temi ricorrenti. Evidenzia la profonda coerenza e legame di continuità tra le varie opere e le diverse linee della sua ricerca estetica..
Molti erano confusi dalla straordinaria inventività dell'artista e non sono stati in grado a individuare il filo conduttore che attraversa tutto il suo percorso artistico.
Per conoscerlo dobbiamo renderci conto che Munari e non solo annoverato tra i padri dell'arte cinetica nel ambito internazionale, ma e anche il primo ideatore di arte come ambiente (concavo –convesso 1947). Ha anticipato le video installazioni, creato una poetica quasi zen della tecnologia e produceva tra i primi artisti cinema astratto.Non per ultimo e anche il fondatore del Movimento dell'arte Concreta (MAC) tuttora considerato attuale.
Questa collezione manifesta l'importanza della sua concezione estetico–filosofica la quale riesce ampliare la comprensione dell'essere e provocare mutamenti nella storia dell'arte.
Munari, non solo demoliva l'idea romantica dell'artista, e sentendosi stretta l'idea dell'arte relegata soltanto a pittura e scultura ampliava i suoi mezzi espressivi, ma dimostrando una profonda umanità sottolineava un nuovo ruolo d'artista, ponendosi nella posizione defilata di operatore visivo, quasi fosse un anonimo artista medioevale.
Forse per questa sua azione, oggi estremamente attuale, della smitizzazione ed eclissi della figura del autore, viene riconosciuto di più come grafico editoriale, designer e pedagogo, che come artista.
Ho conosciuto Munari nel 1967, quando ancora vivevo nella Cecoslovacchia ed ero una studentessa della storia dell'arte nella Università di Brno. Lui ha cominciato ad inviarmi la documentazione sul suo lavoro artistico.
Quando ero costretta a rimanere in Italia ho fondato a Novara nel 1970 lo studio "UXA centro d'arte contemporanea" , Munari mi ha proposto di specializzarmi nella problematica del suo lavoro artistico. Cosi già nello stesso anno sono state poste le basi per questa iniziativa un po' insolita.
L'idea di raccogliere questo insieme di opere e nata da diversi ragionamenti.
Anzitutto dal fatto che Munari avendo da sempre combattuto contro certo tipo di sistema dell'arte non era interessato al mercato vigente, quindi non attuava un produzione per soddisfarlo e le sue opere più importanti erano e sono in un esemplare unico.
Quindi abbiamo pensato di conservarli insieme per controbilanciare cosi le opere prodotte in più esemplari che pero Munari non considerava cosi importanti per il suo percorso.
In secondo luogo Munari temeva la confusione tra le opere prodotte materialmente da lui e quelle realizzate dai suoi progetti anche in modo seriale.
In terzo luogo abbiamo individuato opere che illustrano le reciproche connessioni presenti nel suo lavoro e vari passaggi, anche simultanei, del suo pensiero artistico per esempio dalla rappresentazione della luce dipinta a quella reale usata direttamente.
In ultimo Munari mi chiedeva e in questo mi ha dimostrato una grande fiducia, che non intendo tradire, di non disperdere o alienare l'insieme di opere senza la quali non si potrà mai ricostruire Munari artista.
Vorrei far capire che le opere non sono state messe assieme allo scopo di lucro e non si tratta di una collezione casuale. Rappresentano anche il mio lavoro scientifico che intendo difendere, anche se mi gratifica soltanto il ricordo della complicità che si e stabilita con artista, quando nel corso dei anni sceglievamo insieme dal gruppo delle opere quelle più idonee per dimostrare i nostri obiettivi.
Cosi l' idea della collezione e forse partita da lui, ma l'abbiamo costruita assieme nel corso di anni. Sono stata unica storica dell'arte che si é interessata a Munari artista. Il grosso delle sue opere è nel mio possesso dagli anni settanta, ed è curioso che nessun teorico mi ha mai domandato di visionarle, cosi a molti sfugge la logica filosofica e estetica del suo percorso artistico .
La collezione parte da un opera del 1927 e testimonia il lavoro di Munari fino alla sua morte. Comprende lavori molto famosi, come per esempio "macchina inutile con guscio di zucca"del 1934 e "tavola tattile" del 1938 esposte a Palazzo Grassi. Include quasi tutti i suoi oggetti come per esempio aritmie storiche del 1950, sensitive del 1940, vetrini da proiezione, circa 130, tra quelli a luce polarizzata e quelli semplici, decine di progetti e disegni, polariscop etc. Alcune opere sono inedite e molte sono uniche, nel senso, che esiste solo quel esemplare.
La raccolta ricostruisce il mosaico completo del lavoro di Munari artista e le opere sono state da me ordinate e selezionate con intenzione precisa di fare un lavoro storico - critico, conservarle e con le giuste garanzie renderle visibili. Fino ad oggi la raccolta non e mai stata esposta ne visionata nel suo insieme da nessun altro critico.

Info
Mirislava Hajek critica e storica d'arte Wikipedia



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