Vittorio Sgarbi e il grande ricordo del Padre Scrittore

fonte Repubblica


È morto a Ferrara Giuseppe Sgarbi, detto 'Nino', farmacista e scrittore con la passione per l'arte. Pubblichiamo il testo scritto da suo figlio Vittorio per "Lungo l'argine del tempo", il suo esordio letterario (a 94 anni) voluto dall'altra figlia Elisabetta. L'8 febbraio uscirà il suo ultimo romanzo, pubblicato da Skira con il titolo 'Il canale di cuori'.

Mio Padre è un altro. Forse non l'ho mai conosciuto bene. Era così diverso da me, per carattere, che l'ho sempre sentito distante. Svolgeva le funzioni di padre e manteneva l'autorità che corrisponde al suo amore per l'ordine e per le regole. Ho sempre pensato che questa dovesse essere la natura del padre. Si manifestava in alcuni principi generali  e nel rispetto degli orari, nella vita quotidiana, soprattutto; come  per il pranzo e per la cena che prevedevano compostezza e puntualità. Poi c'erano i principi, religiosi e umani. Il giovane ribelle che era in me, e poi rivoltoso, non poteva che contrastarli o vederli come un mondo lontano, antico. Già prima del Sessantotto, la mia generazione era quella delle inquietudini, manifestate dai cantanti: i Beatles, il ragazzo della via Gluck, Patty Pravo. A segnare la nostra distanza ci fu anche il periodo terribile del collegio, anzi la decisione di mio padre di mandarmi fuori casa per fortificare la mia educazione. Fu forse a partire di lì che siamo diventati sconosciuti, pur conservando fermi affetti. Siamo sempre stati il padre e il figlio. Il collegamento lo teneva mia madre. Ed era affinità, simpatia, complicità. Mia madre stava con me. Mio padre era il passato, la storia, la tradizione. Ci univa, al di là delle idee, la passione per la letteratura. Lui me l'aveva trasmessa, in un arcipelago fatto dei libri della BUR, entrati a Ro al momento stesso della mia nascita, quindi tutti i classici possibili; ma anche di Céline, a lui suggerito, durante la guerra in Grecia, da Giorgio Chiesura Corona; di Anatole France; di Giuseppe Berto, rivoluzionario nel linguaggio de Il male oscuro; di Mario Tobino, con il suo Il figlio del farmacista (facile l'identificazione) e le poesie de L'asso di picche; oltre agli scrittori letti a scuola e da lui mandati a memoria, in una sorprendente attualità: Carducci, D'Annunzio, Pascoli, Dante, Leopardi. Il suo esempio mi influenzò e mi contagiò. Ma sarebbe stato necessario umanizzare il prodigio mnemotecnico di mio padre, lettore e amante dei poeti, con la passione  e la fascinazione di mio zio, Bruno Cavallini, letterato di professione. La poesia idolatrata da mio padre diventava in lui vita, battaglia, spirito polemico. Foscolo, Leopardi, Ariosto tornavano presenti e vivi. L'amata letteratura si presentava con due occhi e con due diverse interpretazioni, di mio padre e di mio zio. Mi era ben chiaro. Ma, per affinità, io mi sentivo piuttosto figlio del secondo. Tutto questo dura fino ai miei diciotto anni, e lì si ferma la nozione che ho di mio padre, con tutto quello che avevo accolto e saputo da lui. Poi me ne andai di casa, con ritorni episodici; e, in verità, solidarizzai con l'uomo in occasione di una furibonda e sproporzionata manifestazione di gelosia di  mia madre dopo la sua trasferta a Milano. Difesi la misurata e segreta trasgressione di mio padre, così lontana dall'idea che avevo di lui, sempre impeccabile. Lo vedevo travolto, debole, sottoposto a un assedio incontenibile.  L'amore e l'affetto per il padre sono sempre stati forti e si sono confermati, nel corso degli anni e dei decenni. Ma soltanto ora, dopo quarant'anni, scopro il padre che non conoscevo e della cui storia non ero stato, se non episodicamente, curioso, per troppa diversità di carattere. Così, non convinto di particolari sorprese, ma pieno di affetto e di riconoscenza per quello che mi ha consentito di essere, ho iniziato a leggere Lungo l'argine del tempo. Memorie di un farmacista, il libro che avete in mano. Fin dalle prime pagine ho provato emozione, entusiasmo, soddisfazione, e poi compiacimento per le rivelazioni e per lo stile, preso dal racconto di tante storie che non conoscevo. Ma anche una ironia, una intelligenza, una curiosità, un amore per la vita, un entusiasmo, una vitalità che mi erano del tutto sconosciuti. Tanti episodi sorprendenti e una visione del mondo così fresca, così giovane, oggi per allora. Mio padre scrive solo ora, a novantatrè anni, ma tutti gli episodi che racconta sono davanti a noi. Senza rimpianti, mio padre lo spiega, attribuendo alla memoria una forza competitiva con il presente. Per questo, dice, non ama ritornare nei luoghi in cui è stato, perché dovrebbe registrarne il mutamento che è sempre decadenza e mai miglioramento. Da questo libro escono storia, ma anche pensiero, e una concezione della vita entusiasmante. Così i confini della mia conoscenza di lui si sono allargati, e in molti momenti ho avuto la sensazione di conoscerlo per la prima volta, come se, appunto, fosse un altro. In realtà l'autore di questo libro è il padre che volevo e che solo ora ho scoperto di aver avuto. Al di là del rispetto e della simpatia che ho provato per l'altro, conosciuto fino a ieri, il libro è una vera e propria rivelazione e ha una precisione, un ritmo narrativo rari. La freschezza del racconto, nella chiave del presente storico, prevale su qualunque indulgenza memorialistica. Nino non è, come mi era apparso, un vir temporis acti, e tantomeno un nostalgico . E' allegro, forte, convinto;  disegna caratteri, personalità, generalmente parenti, senza rimpianto e senza nostalgia. E' nobile, giusto, imparziale. Conosce i propri limiti e ne trae vantaggio. Onora il padre, ama la dolcissima madre, esalta virtù e bellezza della moglie, rispetta e consacra l'amicizia.  Dal libro esce un profumo di verità, di autenticità dei rapporti umani,  con il ricordo dei luoghi e degli spazi dell'infanzia, che sono sempre davanti a lui come se li potesse continuare ad abitare, bambino, adolescente, giovane, nel verde paradiso degli amori infantili e nell'inferno dei giorni dell'alluvione. Le sorelle, il mulino, la casa, i cavalli, la bicicletta Olympia, la ricostruzione della storia prima della sua nascita, con il matrimonio dei genitori. Un mondo integro, di virtù antiche, in cui anche il fascismo e le assurdità del regime sono esperienze di vita dominate dallo sport e vissute in contrade e città indimenticabili e favolose: Stienta, Camerino, Ancona, Corinaldo, Ferrara, Rovigo, Treviso, Valdobbiadene, Missolungi, Patrasso, Tirana, L'Aquila, Civitavecchia, Genova, Ventimiglia. Non è soltanto che quei luoghi sono freschi e felici nella memoria perché freschi e felici furono gli anni della giovinezza, ma è tutto un mondo che ritorna, in un "Amarcord" composto e sobrio, senza sentimentalismi e rimpianti. Anche le donne, vagheggiate e amate, e poi travolte dall'incontro con Rina, sono figure di una realtà perduta diventata sogno letterario. Così gli amici come Piero  Roveroni, che la morte trasferì nel mito; o come Casimiro Ravagnani, medico umanissimo che Nino dice "probabilmente la persona migliore che abbia conosciuto e certamente uno dei miei amici più grandi e più cari"; o come Walter Tani che lo spinse verso le materie scientifiche e che, dai banchi delle scuole medie con mio padre, io ho ritrovato, negli anni della mia adolescenza, avventuroso e solitario viaggiatore in paesi esotici, e suggeritore di itinerari poco frequentati. E questo è il libro delle persone.

Poi c'è il libro dei luoghi, con il sentimento del fiume, gli argini, la Nena, figura quasi mitologica, il delta, la caccia in valle, il volo delle starne, le botti a pelo d'acqua. E la pesca, sul Livenza, sul Po, sul canale dei Cuori, nelle zone del Delta più solitarie e desolate. La precisione non esclude l'affetto che scalda le parole, rendendole vibranti e vive. Tutto il libro è una risposta ai versi minacciosi dell'amatissimo Céline:
"Notre vie est un voyage
Dans l'hiver et dans la Nuit,
Nous cherchons notre passage,
Dans le Ciel où rien ne luit"
Le parole di Nino sorridono sulle pagine. In un giorno luminoso senza fine.


  http://www.repubblica.it/cultura/2018/01/23/news/giuseppe_sgarbi-187121435/