UN ISLAM DA PARROCCHIA

E' normale accostare Averroè (Ibn Rushd) ad Avicenna (Ibn Sina), i due pilastri del pensiero islamico medioevale che Dante colloca tra gli spiriti magni nel corso della sua Divina Commedia. Criticati, ma amati anche da San Tommaso d'Aquino, i due filosofi restano alla radice dell'Europa intellettuale moderna, pur nel contesto della civiltà musulmana. Non solo loro, però, perché altri pensatori arabi ci hanno lasciato un'eredità culturale assai profonda, in netto contrasto con gli insegnamenti radicali di certi pretesi loro successori che forse neppure hanno letto il Corano e che possono essere definiti soltanto dei volgari tagliagola prezzolati da oscure regie internazionali. Studiosi occidentali, e italiani in numero non trascurabile, hanno riproposto negli ultimi cent'anni le idee di questi straordinari architetti del pensiero. Da parte italiana, ancor più di recente, figure come Bausani, Bonelli, Guzzetti, Moreno, Piccardo, Ventura ed altri minori, hanno fatto emergere in termini sorprendentemente nuovi e significativi il contributo alla storia della filosofia di questa corrente di maestri. Un manuale per conoscere, in proposito, la civiltà islamica in funzione non solo dell'accoglienza, ma anche del confronto e del dialogo critico, si concretizza ISLAM, 100 E PIU' DOMANDE, pubblicato da Elledici-Torino, a cura di Silvia Scanari, ci offre una visione etico-giuridica delle istituzioni generali musulmane.Si tratta di un testo che circola anche nelle Parrocchie per comprendere l'Islam e prevenirne gli eccessi in una complessa relazione di incontro, senza voler nulla concedere al politicamente corretto che fa solo danni.
Casalino Pierluigi