«Nel giardino di una di quelle ville che, ammassate ai piedi delle Alpi, si specchiano nella profondità celeste del mar Mediterraneo, quella primavera si erano riuniti per caso cinque russi: un generale, vecchio combattente; un uomo di Stato, a riposo dai compiti teorici e pratici degli impegni di governo, che chiamerò il politico; un giovane principe, moralista e populista, che pubblicava diversi opuscoli, più o meno validi, su questioni morali e sociali; una signora di mezza età, incuriosita da tutto ciò che è umano; e, infine, un signore di età e condizione sociale imprecisate, che chiameremo il signor Z. Avevo assistito in silenzio alle loro conversazioni; alcune mi erano parse appassionanti, così le trascrissi finché le avevo fresche nella memoria».