CAPORETTO UN SECOLO DOPO. UN'AMARA RIFLESSIONE

Da .cent'anni Caporetto è sinonimo dui sconfitta, anzi disfatta, e vergogna. Un fantasma che aleggia ancora sulla nostra storia e che divide gli storici. Oggi, per ironia della Storia, Caporetto è in territorio sloveno e ricorda solo vagamente quel 24 ottobre 1917, che vide gli austro-tedeschi con una brillante operazione sfondare il fronte italiano, fino a sprofondare l'Italia nello sconforto, un sentimento che pose in forse il futuro dell'unità nazionale. A dire il vero il centro sloveno resta la meta non di un turismo di guerra, ma di un pellegrinaggio di gente che vuole riflettere su quell'inutile strage di cui parlò Benedetto XV e che, sconvolgendo l'Europa, portò popoli diversi a combattersi e a sterminarsi senza pietà in un inaudito suicidio di massa. Ciò che il tempo e le intemperie hanno cancllato ha proedutl'uomo a recuperare e restaurare, creando un gran numero di interessanti documenti e angoscianti, oltre che inquietanti, musei a cielo aperto.Un impegno che ha riunito i nemici di ieri per tramandare la memoria di una barbarie spaventosa che costò all'umanità otre 37 milioni di morti e più di 20 milioni di feriti e mutilati. Per gli italiani, comunque, Caporetto, resta la madre di tutte le disfatte, che confermò l'inettitudine della classe dirigente del Bel Paese. Lo sganciamento degli Imperi Centrali dal fronte orientale a seguito dei moti rivoluzionari russi ebbe certamente reazioni a catena ad ovest e, nonostante il provvido intervento americano sul suolo del Vecchio Continente, la messa in pericolo delle armi alleate. Ma il caso italano rapresenta un modello di sconfitta che suscita tuttora l'amara riflessione da parte di un popolo sulla propria direzione non solo politica.
Casalino Pierluigi