L'ARMISTIZIO DI VILLAFRANCA E IL DESTINO DI NIZZA E SAVOIA

Sulla questione della cessione di Nizza e Savoia da parte del Piemonte nel 1860 ho avuto modo di scrivere sia su Asino Rosso, su Sanremonews, su Montecarlonews e su altri blog e siti sul web, ricordando anche le polemiche che si accompagnarono a quell'evento non si sa fino a che punto inevitabile. Il  tutto nel contesto di una storia dei rapporti con la Francia non sempre chiari o leali da parte della vicina Nazione. Non è questa la sede per fermarsi su ciò, ma di fare una breve ricostruzione delle vicende che portarono comunque a quella dolorosa rinuncia. Secondo gli accordi presi nell'armistizio di Villafranca si stabilì che la Lombardia (tranne Mantova e Peschiera) sarebbe stata ceduta da Napoleone III al Piemonte, mentre in Toscana, a Parma a Modena e nelle Romagne sarebbero stati restaurati gli antichi sovrani. Gli stati italiani, compresa Venezia, avrebbero formato una confederazione sotto la presidenza onoraria del Papa. Napoleone III avrebbe  rinunciato a Nizza e Savoia. A Cavour, che, sdegnato, aveva rassegnato le dimissioni, era succeduto il ministero Rattazzi-La Marmora (1859-1860), che restò in carica per soli sei mesi,fronteggiando una situazione complicata. Difatti gli accordi di Villafranca circa il ritorno dei legittimi sovrani sul trono della Toscana, dell'Emilia e della Romagna non erano stati accettati dalle popolazioni locali. La situazione si modificò profondamente quando Napoleone III fece sapere al Piemonte che in cambio di Nizza e Savoia si sarebbe disinteressato dei territori dell'Italia centrale. Cavour decise allora di ritornare alla guida del governo nel gennaio 1860. Nel marzo dello stesso anno ebbero luogo i plebisciti in Italia centrale con l'annessione al Piemonte, mentre Nizza e Savoia furono definitivamente abbandonate in mano francese, pur con le proteste non solo dei patrioti, ma anche di non poche potenze europee.
Casalino Pierluigi