LA LEZIONE DI CHARLOTTESVILLE

Gaffes di Trump a parte, che confermano l'inadeguatezza altalenante dell'attuale presidente USA, appare ridicola la rimozione delle statue degli eroi sudisti, animati, storia alla mano, dagli stessi ideali patriottici dei nordisti, se pur fondati da un diversa visione del progresso economico del Grande Paese. E ancora: il movimento suprematista di oggi non è neanche degno di stare vicino all'ispirazione confederata, che, peraltro, nutriva sentimenti pervasi da una nobiltà ottocentesca che gli attuali epigono non conoscono neppure. Per quando poi riguarda l'atteggiamento verso la popolazione nera, si può ben dire che i confederati non furono peggiori degli stessi unionisti, come ci raccontano le cronache del tempo  e soprattutto quegli studiosi, come il nostro Luraghi, che hanno approfondito con leale ed equilibrato giudizio le ragioni delle parti in lotta e le sinergie che ne derivarono in seguito per fare grande l'America. Non si sa le vicende di cui siamo spettatori e incentrati nei fatti di Charlottesville siano più o meno un segnale di dissociazione dei principi che tengono insieme la Repubblica Stellata, ma una cosa è certa, per ritornare agli esordi questa nota, che la vera lezione di quanto è accaduto (e ancora accade) è frutto di opposti estremismi demogogici che un presidente americano di grande statura non dovrebbe sottovalutare, che anzi dovrebbe analizzare in vista di una rinnovata e sicura leadership anche nel resto del mondo.
Csalino Pierluigi