LA SINDROME NORDCOREANA

Non si tratta più solo di una variabile indipendente. Ormai i lanci missilistici norcoreani cominciano a suscitare non più perplessità o timori di circostanza, legati allo scacchiere asiatico, ma cominciano a diventare un rituale frequente e pericoloso, soprattutto nella imprevedibile prospettiva di un allargarsi degli scenari di guerra a regioni geopoliticamente distanti. Se gli esperimenti di Pyongyang potevano rappresentare, in un primo momento, un tentativo di fare pressione per aprire una trattativa volta alla definitiva sistemazione della questione coreana, ora tali provocazioni non corrispondono più alla logica se pur bizzarra del leader che guida il piccolo stato asiatico. Non è ben chiaro, a questo punto, se l'oscura regia che muove queste sconsiderate manovre sia semplicemente da attribuirsi a Kim o, invece, anche a qualche altra entità statale, non troppo lontana geograficamente dalla Corea del Nord. Entità che, modulando sapientamente l'arma missilistica, ricerca un diverso modello di influenza sull'Oceano Pacifico e dintorni.per esercitare la volontà di potenza in termini inediti. A chi giova la sindrome nordcoreana? Forse a nessuno alla fine dei conti. Kim potrebbe essere davvero un "poppet on a string", e non siamo più sicuri che dietro i suoi giochi di guerra ci sia solo il carattere di uno strano personaggio. L'economia della Corea del Nord trae profitto dalla droga sintetica e probabilmente non è solo Pyonyang che ne beneficia. L'unica cosa che si sa è che, al pari della messa in scena militare, il traffico dgli stupefacenti, che, a quanto si dice, è nelle mani dei diplomatici nordcoreani, costituisce una risorsa primaria. La macchina della propaganda di Kim si serve anche di altri prodotti, come il turismo. Si tratta di un puzzle di difficile soluzione. Ma gli errori di calcolo talvolta portano a sorpresa a conflitti a catena e dirompenti e non governabili. Se dunque la sindrome nordcoreana sfuggirà di mano per l'eccesso di sicurezza di Kim, ma anche per l'improvvisa stanchezza di che dovrebbe avere un pazienza infinita a sopportare tale irriverente condotta, a piangere non saranno solo i disgraziati abitanti dell'Estremo Oriente. La lezione di Danzica è ancora attuale.
Casalino Pierluigi