LA LEZIONE DI SIMONE WEIL

Morta a soli 34 anni in un lager nazista, Simone Weil resta uno dei punti fermi dell'intelligenza del Novecento e sicuramente anche di tutti i tempi. La sua lezione vale, infatti, anche per oggi e soprattutto per domani, un domani che si presenta inverto e pervaso da oscuri presagi. Di formazione ebraica, fu affascinata dal cristianesimo, traendo da esso gran parte delle sue stesse intuizioni politiche, teologiche e filosofiche: un'insieme di pensieri che si rivelano tuttora di straordinario livello, se non addirittura illuminanti per le scelte future di chi sarà classe dirigente. Di indiscutibile attualità le sue valutazioni sul fondamentalismo religioso e politico, ma anche di quello scientifico. Il fondamentalismo, dunque, sacrifica ad una verità fesa settaria e dogmatica e quindi deformata e degenerata, la vita di esseri umani, il più delle colte colpevoli di pensare con la propria testa. Un sacrificio in degno che si compie sull'altare di un moloch mostruoso, che si confonde con la bestemmia per chi crede in un Dio e in un'oltraggio all'intelligenza per chi si affida soltanto alla ragione. Le infamie naziste e del comunismo reale ci hanno lasciato esempi esecrandi di tale atteggiamento perverso e così le azioni sconvolgenti che si compirono all'epoca delle guerre di religione nel Vecchio Continente: eventi, questi ultimi che contribuirono a far maturare la democrazia moderna e lo spirito di tolleranza. Oggi la ragion di stato, alleata, tramite oscure regie di cancellerie e di potentati non ben identificati, ci ha consegnato il nefasto regalo del fondamentalismo islamico, tanto più innaturale, quanto tragicamente artificioso. Simone Weil, al riguardo, con un giudizio di grande apertura intellettuale, ci dice:"Ciò che ci fa capire se uno è passato attraverso il fuoco divino non è il suo modo di parlare di Dio, ma è il suo modo di parlare dell'uomo e della terra".
Casalino Pierluigi