TRA TRADIZIONE E MODERNITA' E' ANCORA INVERNO ARABO

Il marxista libanese Gilbert Achar, resta fedele all'ideale di emancipazione sociale al quale è stato formato nel liceo francese di Beirut. Nel nome di questo ideale egli rifiuta, per il mondo arabo, di scegliere tra dittatura ed islamismo, come l'intellettuale stesso precisa nel suo "Sympto^mes morbides. La rechute du soulèvement arabe" (Sintomi morbidi). Evocando i tempi della sua giovinezza, Achar ricorda una riunione di liceali a metà degli anni Sessanta, nel corso della quale un prete cattolico francese espresse la propria ammirazione per quei Vietnamiti che avevano qualcosa nella pancia: Circostanza che Achar mette a confronto con l'attuale, quando nel mondo arabo e musulmano l'aria che tirava era di sinistra e soprattutto marxista o laica, stante la forza di partiti comunisti in quei Paesi. "Oggi, sottolinea Achar, si immagina il mondo musulmano come un mondo che debba essere forzatamente musulmano in politica e si dimentica che in un Paese a stragrande maggioranza musulmana come l'Indonesia, i comunisti erano arrivati vicini al potere. In Sudan esisteva un movimento comunista di massa e persino in Siria ed in Iraq i comunisti o la sinistra disponevano di numeri importanti, come si riscontrava pure in Paesi islamici di osservanza sciita". Achar non fu tanto influenzato dalla sconfitta (e dal rifiuto arabo) della Guerra dei Sei Giorni, quanto dal grande sciopero del 1968 nel suo liceo libanese. Ance Achar, tuttavia, ruppe con i comunisti, identificando nello stalinismo un disastro storico tale da spegnere le speranze rivoluzionarie e di modernizzazione delle masse e delle società arabe. Tale circostanza fallimentare fece passare l'egemonia egiziana su mondo arabo a quella saudita, con l'evidente crescita delle istanze integraliste. complice lo stesso Occidente e la fase acuta della Guerra Fredda. L'altro rilevante libro di Achar, "Marxisme, orientalisme, cosmopolitisme"(2015) già aveva posto in luce i disastri provocati dal fondamentalismo islamico, che costituisce un pericolo mortale per il moderno Arabismo: la presa del potere sui Luoghi Santi dell'Islam e l'alleanza saudita con gli USA ha portato avanti tale tendenza negativa. E' come se il Vaticano, scrive, Achar, fosse governato dagli Americani e dall'Opus Dei, sostiene Achar. Ci troviamo dunque ora, dopo tante speranze, in pieno inverno arabo, un inverno bloccato da insopportabili ostacoli storici che impediscono quella rinascita che il mondo arabo merita.
Casalino Pierluigi