QUANTO E QUALE STATO?

Il ricorrente ritornello del pensiero liberale contemporaneo è ancora oggi in tempo di crisi quello spesso stucchevole e acritico di "Meno Stato e più società": un obiettivo perseguito con disarmante ed incessante accanimento e superficialità, nel nome di una non ben meditata politica del rigore. Si dice che questa è la ripetizione della teoria di Humboldt sui limiti dello Stato e della sua attività. Se si intende per riduzione della spesa pubblica la sola mira finale dell'azione pubblica e dell'accentuazione del privato rispetto al pubblico, creeremmo uno Stato umanamente insensibile ed inadeguato alle necessità della gente. Una lettura consapevole e non settaria dell'affermazione iniziale è venuta di recente, invece, da un libro assai pertinente dal titolo proprio "Meno Stato più società", che evoca il principio di sussidiarietà orizzontale e la privatizzazione di asset pubblici, con la riduzione di oneri fiscali per aziende e lavoratori. Gli autori, Lamberto Dini e Alberto Marzano intendono sviluppare un dibattito che applichi in maniera corretta l'articolo 118 della Costituzione, evitando che la legge del mercato si trasformi in un Far West economico incontrollato nel nome di un liberismo selvaggio che inneggia solo all'austerità, senza tener conto dell'uomo. Il settore pubblico, secondo gli autori, deve essere regolato, rivalutando anche la programmazione per i bisognosi che in questi ultimi anni ha subito attacchi pretestuosi, favoriti da un europeismo scarsamente flessibile. A tale riguardo e in tale contesto non si deve rinunciare mai ad una concorrenza eccessivamente dispiegata  priva di qualsiasi riferimento ai contenuti di libertà. Non è per questo libro in discussione il mercato, che va certamente criticato nei suoi aspetti patologici, ma va difeso come presidio di democrazia. Dini e Marzano non propongono, dunque, una riedizione della pianificazione socialista di sovietica memoria, ma sottolineano quella flessibilità dei rapporti tra Stato e società che, ben armonizzati,  esaltino la certezza del diritto e l'equilibrio dei poteri, di tutti i poteri, affinché una parte non si imponga sulle altre e che, liberando lo stato e la società da pregiudizi inaccettabili ed inquietanti, ridoni fiducia nelle istituzioni. In altri termini che riscopra i diritti sociali in un'autentica teoria del buon governo.
Casalino Pierluigi