L'Afghanistan e il Fascismo. il ruolo dell'ambasciatore Quaroni.



di  pierluigicasalino

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> Il 17 luglio 1973 il re dell'Afghanistan Mohammed Zahir Shah veniva
> deposto dal cugino generale Mohammed Daud e trovava rifugio a Roma. Il
> sovrano, salito al trono nel 1933 aveva promosso importanti riforme
> istituzionali ed economiche durante il suo regno fino a trasformare il
> Paese in una moderna democrazia nonostante le forti divisioni tribali
> che ne avevano caratterizzato (e ne caratterizzano ancora) la storia.
> Tornato in patria dopo il lungo periodo del regime militare e poi
> dell'occupazione sovietica, della fase talebana e del successivo
> intervento occidentale, Zahir fu proclamato padre della Nazione e si
> schierò dalla parte di Karzai. Zahir si spense nel 2007. Fin qui la
> storia recente di un sovrano, peraltro controverso e accusato di
> scarsa combattività durante le vicende più critiche della storia
> afgana. Ma di un altro re, che prese anch'egli la via dell'esilio
> romano, è qui il caso di parlare: quell' Amanullah Ghazi Khan, che
> avviò una prima politica di modernizzazione dell'Afghanistan, regnando
> dal 1919 al 1929 e che fu cacciato da una rivoluzione con l'accusa di
> aver riformato troppo drasticamente il suo paese. Nelle case di
> qualche vecchia famiglia nazionalista afgana sopravvissuta ai
> drammatici eventi del XX secolo, si conserva ancora la stampa
> raffigurante la figura mitizzata del re Amanullah, celebrato per aver
> combattuto gli inglesi per l'indipendenza afgana e aver ottenuto
> l'indipendenza dal protettorato britannico. e proprio per questo
> motivo gli inglesi gli suscitarono contro la guerra santa e lo fecero
> deporre nel 1929, dopo aver abolito il velo e stretto una forte
> alleanza con la Turchia laica di Kemal Ataturk. La caduta di
> Amanullah, tuttavia, non arrestò del tutto il cammino delle riforme,
> perché l'Afghanistan adottò altre nuove misure al'altezza dei tempi
> nuovi. Negli anni del fascismo il sovrano deposto visse in esilio a
> Roma e tessé le fila dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma
> Mussolini non seppe approfittarne o non capì l'importanza
> dell'Afghanistan per l'Italia, nonostante le continue mire su di esso
> delle grandi potenze, Germania nazista, che, invece, per un momento
> pensò di farne un punto della sua influenza in chiave anti-britannica
> e in concorrenza con la Russia sovietica. La prova di questa relativo
> scarso interessamento si ebbe con l'invio per punizione
> dell'ambasciatore Pietro Quaroni a Kabul, dopo le divergenze espresse
> dal diplomatico nei confronti della politica estera fascista negli
> anni Trenta. E ciò non dimeno, Quaroni, tutt'altro che miope, fece
> della sua posizione una momento di rilievo della strategia negoziale
> italiana in Centro Asia, comprendendo le ragioni e le prospettive di
> quello scacchiere: Quaroni destreggiandosi abilmente tra le potenze
> presenti e suggerì a Roma un coinvolgimento meno superficiale. nella
> regione. Quaroni trovò la comprensione e la collaborazione dei vertici
> afgani del tempo, preoccupati da parte loro, di non lasciarsi
> condizionare dagli opposti imperialismi prebellici e poi bellici.
> L'Afganistan si rivelò in ogni caso un'occasione mancata per l'italia,
> pur con qualche minimo risultato raggiunto da Quaroni, risultato
> apprezzato assai più tardi dalla politica italiana.
> Casalino Pierluigi.