di Casalino Pierluigi.
> Dal 2013-2014 è in corso una trattativa segreta tra il Vaticano e il
> governo cinese di Pechino per un reciproco riconoscimento.
> sull'andamento dei lavori ne vengo regolarmente da un prelato ligure
> che siede permanentemente in tale consesso e di cui ovviamente non
> faccio il nome. Da qualche mese, anche per volere delle due parti, la
> trattativa ha subito una favorevole e repentina accelerazione in vista
> di un'auspicabile e preliminare soluzione dei nodi spinosi ancora sul
> tappeto. Nodi, a dire il vero, che affondano non solo nel rapporto tra
> Roma e Pechino dalla fondazione della Repubblica Popolare Cinese, ma
> che traggono origine dalla controversa considerazione cinese nei
> secoli di una religione percepita come soggetto al soldo dello
> straniero: il martirio del beato imperiese Giovanni Lantrua da Triora,
> crocefisso e strangolato nel 1815, come agente anti-cinese, è una
> delle prove di tale atteggiamento. Aldilà della partnership
> strettamente diplomatica, la Chiesa Cattolica, sul piano pastorale,
> già al tempo di Papa Pio XII aveva fatto passi significativi per
> aprire alla Cina (il culto degli antenati era stato, nel 1939,
> assimilato dall'allora Sant'Ufficio a quello delle anime del
> purgatorio, mentre nel 1941 il delegato apostolico Mons Zanin, su
> beneplacito di Pacelli, aveva consacrato la Cina al Cuore Immacolato
> di Maria). La drammatica rottura negli anni Cinquanta e Sessanta,
> attribuita in prevalenza al clima della guerra fredda e dell'ideologia
> marxista ad occhi a mandorla, segnò il punto più basso delle relazioni
> Chiesa-Cina. Papa Francesco è ora disposto a raccogliere in seno alla
> comunione romana otto vescovi patriottici scomunicati e a proporre
> altre concessioni a Pechino. Sempre il citato prelato ligure mi ripete
> che anche il clero patriottico è solito rinnovare riservatamente il
> loro "Amo Papam, sed dicere non possum". "Per il bene dei cattolici
> cinesi" recita il leit-motiv varticano, ma la posta in gioco è ben più
> alta e trova riscontro nella logica geopolitica: così mi fa intendere
> l'amico prelato ligure che segue il negoziato da quando prese l'avvio
> ad Hong-Kong, dopo aver lasciato il precedente incarico in una
> nunziatura africana. Le sorprese, dunque, non mancheranno se è vero
> come è vero che il patrimonio di convivenza e di intelligenza da
> Matteo Ricci nel Paese di Mezzo resta intatto anche nella
> considerazione degli stessi cinesi.
> Dal 2013-2014 è in corso una trattativa segreta tra il Vaticano e il
> governo cinese di Pechino per un reciproco riconoscimento.
> sull'andamento dei lavori ne vengo regolarmente da un prelato ligure
> che siede permanentemente in tale consesso e di cui ovviamente non
> faccio il nome. Da qualche mese, anche per volere delle due parti, la
> trattativa ha subito una favorevole e repentina accelerazione in vista
> di un'auspicabile e preliminare soluzione dei nodi spinosi ancora sul
> tappeto. Nodi, a dire il vero, che affondano non solo nel rapporto tra
> Roma e Pechino dalla fondazione della Repubblica Popolare Cinese, ma
> che traggono origine dalla controversa considerazione cinese nei
> secoli di una religione percepita come soggetto al soldo dello
> straniero: il martirio del beato imperiese Giovanni Lantrua da Triora,
> crocefisso e strangolato nel 1815, come agente anti-cinese, è una
> delle prove di tale atteggiamento. Aldilà della partnership
> strettamente diplomatica, la Chiesa Cattolica, sul piano pastorale,
> già al tempo di Papa Pio XII aveva fatto passi significativi per
> aprire alla Cina (il culto degli antenati era stato, nel 1939,
> assimilato dall'allora Sant'Ufficio a quello delle anime del
> purgatorio, mentre nel 1941 il delegato apostolico Mons Zanin, su
> beneplacito di Pacelli, aveva consacrato la Cina al Cuore Immacolato
> di Maria). La drammatica rottura negli anni Cinquanta e Sessanta,
> attribuita in prevalenza al clima della guerra fredda e dell'ideologia
> marxista ad occhi a mandorla, segnò il punto più basso delle relazioni
> Chiesa-Cina. Papa Francesco è ora disposto a raccogliere in seno alla
> comunione romana otto vescovi patriottici scomunicati e a proporre
> altre concessioni a Pechino. Sempre il citato prelato ligure mi ripete
> che anche il clero patriottico è solito rinnovare riservatamente il
> loro "Amo Papam, sed dicere non possum". "Per il bene dei cattolici
> cinesi" recita il leit-motiv varticano, ma la posta in gioco è ben più
> alta e trova riscontro nella logica geopolitica: così mi fa intendere
> l'amico prelato ligure che segue il negoziato da quando prese l'avvio
> ad Hong-Kong, dopo aver lasciato il precedente incarico in una
> nunziatura africana. Le sorprese, dunque, non mancheranno se è vero
> come è vero che il patrimonio di convivenza e di intelligenza da
> Matteo Ricci nel Paese di Mezzo resta intatto anche nella
> considerazione degli stessi cinesi.