Considerazioni sullo sviluppo nel pensiero giuridico nell'Islam contemporaneo ovvero nostalgia di Ataturk

 di > Casalino Pierluigi
> Alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale il movimento di riforma in
> senso laico e moderno, riflesso delle teorie filosofico-teologico
> evoluzioniste, era molto forte in Egitto, paese guida di tutto il
> mondo arabo-islamico, ove si era determinati all'abolizione della
> shariah, dando allo stato piena facoltà legislativa in ogni materia.
> In Turchia lo stato, dopo aver scisso dalla religione, aveva
> legiferato anche in materia di culto in modo da rendere la società
> totalmente laica sotto l'incalzare delle idee nuove. Tale influenza si
> estendeva su tutto il mondo islamico e persino in Afghanistan la
> laicità della società e del diritto, al pari dell'Iran e della stessa
> Turchia, aveva condotto alla abolizione del velo per le donne. Nel
> primo dopoguerra l'affermarsi di un Arabismo laico postcoloniale
> suscitò speranze di cambiamenti epocali nell'Islam. Tuttavia
> l'atmosfera della guerra fredda portò ad un arresto di tale tendenza
> alla luce della logica di quel periodo, anzi ad vero e proprio
> regresso dietro l'impulso del fenomeno della reislamizzazione
> dell'Islam, salvo qualche isola laica tuttora attiva in paesi come la
> Tunisia, per fare solo un esempio o possibilista come il Marocco, dove
> il dibattito sulla separazione stato-religione è entrato nel vivo.
> Grave appare invece l'involuzione turca con seri riflessi sul processo
> di integrazione di quel paese in Europa. Su questo processo
> etco-giuridico ho avuto modo di trattare compiutamente su Asino Rosso
> nello scorso autunno-inverno (e a tali articoli rimando),
> soffermandomi anche sulle ragioni di un permanere di una qualche
> pressione neo-islamica sul diritto al fine di evitare, tra tradizione
> ed innovazione, rischi ancora più accentuati di pericolose derive
> radicali in un tempo di crisi crescente per l'economia e la sicurezza
> sul piano internazionale.