Olivia. Ovvero la lista dei sogni possibili (Mondadori)

*Recensione di  P. Calvetti " Olivia. Ovvero la lista dei sogni possibili" (Mondadori, 2012)

Questa nostra recensione s'intenda non solo in senso relativamente ad personam, ma in senso  paradigmatico di certo convenzionalismo manieristico editoriale e letterario italiano, al di là dell'autrice stessa che infatti in altre modulazioni proprie, giornalistica, biografica (lavori su un certo Riccardo Muti rilevanti), sulla danza e lo spettacolo, ecc., convince al contrario in certa indubbia creatività, giustamente anche meritocratica con certo audience e successo pubblico.  Quel che non va, parafrasando il titolo di questo suo lavoro letterario del 2012, tra gli ultimi finora, è che è tempo in Italia, nel bel paese delle lettere (e anche dell'editoria nazionale) di applicare il principio di precazione alla "lista dei sogni possibili".  Ci pare anche molto simile a altri suoi lavori strettamente narrantistici dell'autrice, come cifra significante e strutturale.
Non è possibile ancora negli anni duemila, foraggiare certa letteratura praticamente new age, sentimentalistica, alla Fornero, una politica che piange nella conferenza stampa di un governo come noto, parodia di De Amicis, proprio in un'epoca dove la questione del Cuore e diciamo pure dell'Amygdala domanda sguardi e pensieri diversi (Wittgenstein docet) per sottrarsi alla retorica di un umanesimo liquido e minimo che perpetua la dipendenza del destinatario lettore e la relativa mediocrità psicosociale. Persino la stessa autrice, non certo la peggiore in tal senso, ma proprio per certo suo talento altrove in contro luce, diviene per forza (lei in questo caso ma appunto modulabile in molto panorama attuale letterario) un propotipo negativo.  Di seguito la sinossi, di per sè disarmante...  psicologismo da irritare Freud per il banalismo e soprattutto romanzismo familiare all'acqua di rose, Levissima quasi, prevedibile quasi come appunti di diario di una adolescente.
Bisognerebbe essere più verosimili: c'era una volta Liala o la stessa Sveva Casati Modigliani, lo stesso Umberto Eco anni fa scandalizzò l'intellighenzia con un famoso convegno a Urbino sulla Letteratura Rosa, da Liala alle nascenti all'epoca telenovelas.  Ecco in tal senso, in tale codice e opus semiotico, romanzi del genere sono pertinenti e in tal sequenza anche positivi. Ma appunto chiamiamo le mele mele  e  non Apple con una metafora elettronica del nostro tempo. Certa letteratura grande femminile da Mary Shelley a  Katerine Mansfield  a Sylvia Plath, a  Simone de Bouovoir, a Oriana Fallaci, a Banana Yoshimoto e Isabella Santacroce , certa metacritica anche da Lou von Salomé, a Nadia Fusini a Julia Kristeva . che pure parlavano o segnalano certe vette azzurre  dall'anima e dell' Eros come sentimento....  (solo un menu minimo intercambiabile ad personam) va protetta come memo e mappa possibile per le nuove generazioni.... Appunto.  (recensione di R. Guerra)


"Inaspettati. Così sono tutti i doni degni di questo nome. E del tutto inaspettato è l'inizio di questa storia, con gli sguardi di due bambini che si sfiorano da lontano. Qualche anno dopo, a pochi giorni dal Natale, Olivia - la poco più che trentenne protagonista di questo romanzo - viene licenziata. O meglio: non viene licenziata perché non è mai stata assunta; semplicemente perde il posto di lavoro precario e si ritrova più precaria e fragile di prima. Così si rifugia in un bar tabacchi e, in attesa di riorganizzare, il suo futuro, scorre il suo curriculum pensando a tutto ciò che quelle pagine tralasciano: gli incontri che l'hanno segnata, gli amori veri e quelli che credeva lo fossero, le persone che non ha fatto in tempo ad abbracciare. E le passioni, i sogni, i fallimenti, la forza dei desideri. In quel bar tabacchi, che con il passare delle ore si popola di personaggi personaggi buffi, matti, generosi e pedanti, su Olivia veglia la nonna mai scomparsa davvero dalla sua vita, capace di leggere i segnali della felicità nelle scie di un aereo o nel verso di una poesia. La stessa nonna che le ha fatto un dono speciale: una Polaroid con la quale strappare al tempo gli istanti più belli, complici dell'inarrestabile e salvifica fantasia di Olivia. Nelle stesse ore, come in un film a montaggio alternato, irrompono tra le righe i passi di Diego. Anche per lui è un giorno speciale, forse l'alba di un nuovo inizio, che saprà offrire una tregua all'innominabile ferita che ha segnato la sua infanzia".
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https://it.wikipedia.org/wiki/Paola_Calvetti