Ferrara, il sindaco Tagliani apre a Sgarbi e attacca la casta culturale

* Soprendente e giustamente da elogiare presa di posizione tempestiva del sindaco Tiziano Tagliani (del PD, ma l'oggettività e la dialettica sono ABC della futurpolitica, piaccia o meno, pena la fine non solo provocatoria della Politica...) che apre a Vittorio Sgarbi per future iniziative del celebre critico d'arte e massmediologo militante a modo suo... a Ferrara.  Nonostante e anzi esplicitamente contro il Primo Cittadino verso le esternazioni deja vu e sintomatiche di certa casta culturale local.  Nota di R. Guerra

Fonte Il Resto del Carlino

http://www.ilrestodelcarlino.it/ferrara/sgarbi-capra-maisto-mostra-1.2035148


Ferrara, 5 aprile 2016 – «La proposta di Vittorio Sgarbi (video) sarà valutata, come tante altre, senza un 'no' a priori e nell'interesse esclusivo della città». A stoppare le polemiche di questi giorni sull'idea di trasferire in città la mostra (foto) attualmente allestita ad Osimo, nelle Marche, e, in prospettiva la collezione Cavallini-Sgarbi (quattromila opere d'arte provenienti perlopiù da chiese e palazzi ferraresi, attualmente stipate nella casa della famiglia Sgarbi a Ro) è il sindaco Tiziano Tagliani.
«Della mostra osimana – spiega – stanno parlando tutti i giornali e sul Corriere della Sera qualche giorno fa veniva così descritta: 'Centoventi opere - cita il sindaco – della collezione privata del critico d'arte, che da Ro Ferrarese hanno percorso trecento chilometri e hanno trovato ospitalità a Osimo, a Palazzo Campana. Qui, Pietro Di Natale, Lina Lippi e Stefano Papetti hanno curato e allestito, con il sostegno della Regione Marche, e del Comune, una mostra straordinaria e affatto singolare, le cui «prove generali», ma con un terzo delle opere esposte a Osimo, si erano tenute nel 2013 e nel 2014 in Spagna e a Città del Messico'. Reazioni invece tutte ferraresi, prevedibili, anzi noiosamente scontate – continua Tagliani – allorché il critico ferrarese fa un giro in città alla ricerca di una eventuale collocazione per la ripetizione nella sua città della mostra temporanea».


Tagliani rileva come «nessuno degli intervenuti» abbia visto la mostra e aggiunge: «Nessuno conosce i termini di una proposta che non c'è neppure, né puntuale né generica». Ciò che esiste è «solo la richiesta di Elisabetta Sgarbi di vedere palazzo Prosperi, la cui ristrutturazione tutti ben sanno non è neanche in previsione, il mio invito a visitare Palazzo Crema, già disponibile, e l'innamoramento di Vittorio Sgarbi per il Palazzo Gulinelli».
Per non sconfessare il suo vice, Massimo Maisto, Tagliani afferma che egli «si è giustamente risentito delle espressioni"sgarbate" circa la città morta, espressioni che a me fanno sinceramente ridere, ed ha fatto bene a difendere Ferrara ma, fuori dagli infingimenti e dalle ipocrisie, i ferraresi di Sgarbi dicono ben peggio. Se avesse detto "capre" con le 800 che pascolano nel sotto mura avrebbe avuto ragione?».
Premettendo di avere « rispetto per l'ambiente culturale ferrarese», Tagliani afferma di non comprendere «la cultura che chiude, quella ostile a qualsiasi cosa che non venga dall'ambiente stesso: quella dei "partiti presi"» né di condividere «gli ostracismi a prescindere, che non ho mai compreso se abbiano origine da scuole accademiche in competizione o da contese di bottega o mere antipatie caratteriali. E non parlo solo di Sgarbi».
«Se l'amministrazione avesse in questi anni solamente preso le parti degli uni contro gli altri – continua il primo cittadino – saremmo oggi senza Meis, senza il Centro Studi Bassaniani senza Fondazioni Bassani, senza la mostra di Antonioni, senza la valorizzazione di Boldini: è grazie al lavoro di tutti anche a partire da posizioni contrapposte che Ferrara cresce come è cresciuta».
Nel precisare di «non essere ostaggio di nessuno» («nè di penne velenose, né di ministri estensi che comunque fanno tanto comodo quando occorre») Tagliani conclude: «Sono responsabilità nostre e ce le prenderemo. Come sempre. Se Sgarbi ci proporrà la sua mostra a Ferrara valuteremo quella proposta sotto il profilo dell'interesse della città, valutando costi e opportunità, sapendo – chiosa Tagliani – che non di un percorso critico si tratta ma di una collezione, con i limiti e le opportunità che ciò significa».
di CRISTIANO BENDIN