La rivoluzione comincia dalla Poesia
Presentata la silloge di poesie e racconti "La Meridiana sull'anima" di Cosimo Dino-Guida e della esordiente Erika Petrossi
Martedì 22 marzo, al Teatro Quirinetta di Roma è stato presentato dalla esordiente poetessa romana Erika Petrossi il nuovo libro edito da Nettarg Edizioni firmato dal napoletano Cosimo Dino-Guida, che ha in appendice quattordici componimenti della Petrossi appunto.
All'attento e numeroso pubblico presente, Erika ha voluto parlare delle "intenzioni" de "La Meridiana sull'anima" e si è soffermata sulla lettura di alcuni componimenti di Cosimo Dino-Guida che – lei stessa – ha ritenuto particolarmente significativi da un punto di vista poetico e della capacità espressiva dei versi dell'amico-collega.
"La strada n.1" ha detto Erika prima di leggere "è il componimento di apertura di un viaggio nella vita di un uomo che ha deciso di dedicarsi alla libertà, alla fusione dell'essere umano alla natura, alla volontà di affermare se stesso facendo cultura senza asservimenti. Si può amare una donna, la vita, il mondo che ci circonda, ma pochi sanno esprimere con parole semplici quanto e come si possa arrivare ad amare e come, in un racconto, si possa trovare il senso della giustizia o la volontà di opporsi ad ogni male."
La lettura è poi proseguita con "Palcoscenico" che "rappresenta quello che ogni amante del teatro, ogni attore, ogni regista, dovrebbe poter provare se non fosse solo un mestierante, ma qualcuno che ama davvero quello che fa." e – invitata esplicitamente – ha concluso la lettura con due suoi componimenti, "La filastrocca dell'orologiaio" e "Impressioni dell'anima".
Cosimo, perché le poesie di Erika nella tua silloge?
"Ho ricevuto in lettura i suoi componimenti quando già si era pronti alla stampa, e ne sono rimasto affascinato per la semplicità di scrittura, la facilità di lettura e di comprensione, e aver ritrovato in lei alcune parole ed espressioni che avevo già fatte mie tanti anni fa. Abbiamo fatto un po' di straordinari per inserire i suoi componimenti in questa raccolta, ma ce l'abbiamo fatta e sono felice di averle potuto dedicare uno spazio che merita e che gli editori con la E maiuscola non avrebbero mai concesso… loro pubblicano quasi esclusivamente chi sa fare scandalo o sa vendersi nei talk-show."
Perché avete scelto lo slogan "La rivoluzione comincia dalla poesia?"
"Non ho la presunzione di definirmi un poeta, non so scrivere endecasillabi rimati, ma scrivo quello che un episodio, o un avvenimento, o una musica sanno suggerirmi. Scrivo per dire la verità, scrivo per trasferire agli altri le mie sensazioni, i miei pensieri, l'affermazione del desiderio di vedere un mondo che sappia ascoltare, leggere ed emozionarsi, che sappia conoscere i propri limiti, che sappia affermare le proprie aspirazioni. Poesia a mio avviso, è tutto quello che sa toccare le corde giuste di un'anima per darle sensazioni ed emozioni nascoste. Per esempio, inserire in una silloge di poesie racconti come La laureata e Tre minuti di agonia sono una dichiarazione di guerra alla strategia del silenzio e alla politica del facciamo le cose solo se ci vediamo costretti."
Vuoi parlarci di questi racconti? Perché sono una dichiarazione di guerra o l'inizio della rivoluzione?
"La laureata riprende un tema che avevo già affrontato nel mio romanzo White blood, visto però da un punto di vista diverso. Nel romanzo c'è un assassino che è diventato tale per farsi giustizia quando la giustizia non ha saputo o potuto colpire i colpevoli, nel racconto invece si narrano le riflessioni di un giudice prima di emettere la sentenza per un delitto di omicidio, un giudice che decide di assolvere, riconoscendo l'innocenza di una colpevole obbligata a difendersi. Un atto di vera giustizia, come dovrebbe essere la giustizia, rispettosa di tutti i fattori e i retroscena di un delitto e non solamente dei codici scritti, perché, a mio avviso, nessuno è colpevole se la sua colpa è l'esito di una società male amministrata e male organizzata, nella quale i veri delitti sono spesso tollerati e giustificati."
"Tre minuti di agonia è invece il racconto-cronaca di un episodio da me vissuto in prima persona, un attentato ad personam della camorra napoletana degli appalti quando ero dirigente di una azienda titolare di appalto all'Ospedale Cardarelli. Il racconto finisce con la morte della vittima designata, ma – come ho scritto nella postilla al racconto – volevano solo intimidire e per mia fortuna il colpo mortale non fu vibrato, altrimenti non sarei qui a raccontarlo. Posso dire senza tema di smentite che è facile parlare della camorra quando non hai mai avuto a che farci direttamente, quando ne hai solo sentito parlare – e non sempre se ne parla nella maniera giusta – o quando ne scrivi perché è di moda parlarne. Ho sentito giornalisti e scrittori dire che non è vero che la camorra o la mafia si possono combattere con la cultura, e non sanno che proprio camorra e mafia sono un fenomeno culturale che affonda le sue radici nella non-cultura, nella assenza dello Stato e nella inadempienza delle Istituzioni. Ho avuto modo di toccare con mano la camorra storica, quella buona, che sapeva fare le veci del non-Stato. Io sono stato toccato dalle lame della camorra cattiva, quella degli affari, degli appalti, della droga, delle corruzioni. Sono uno scrittore, e come dovrebbe fare ogni scrittore che pretende rispetto, voglio poter sempre dire quello che penso nella totale libertà, senza servilismi e senza condizionamenti, siano essi politici o camorristici. Denunciare le brutture del mondo e aprire gli occhi dei benpensanti è un dovere, una missione, uno scopo nella da perseguire per il tempo che rimane da vivere."
Cosimo, non hai paura che queste tue parole possano essere pericolose.
"Non ho nessuna paura, non mi importa entrare nel mirino dei sedicenti potenti. Lo sento un dovere, verso la mia coscienza e verso la memoria dei miei genitori che mi hanno saputo dare i giusti esempi."