Ferrara e l'ecoluddismo

E' lecito dissentire a Ferrara su dibattiti ambientalistici che gira e rigira si riducono al solito copione passatista ferrarese ben noto? Come dimostrano  in controluce, al di là della buona fede,  anche i famosissimi (sic!) protagonisti del cosiddetto ambientalismo nostrano, mai affrancatisi dai limiti stessi ecoluddisti che hanno terminato in Italia il  movimento originario Verde (e anche a Ferrara) e quindi, per forza di relative ecoballe, anch'essi oggi apparentemente ridimensionati. Dico apparentemente, perchè in realtà quell'ecoluddismo strutturale (distante anni luce da certa ecologia scientifica invece possibile - e in Italia sempre promossa non da guretti più o meno local, ma dalla comunità scientifica, all'estero da decenni da certo futurismo sociale)  è poi diventato totem psicopolitico proprio del PD e della fu sinistra, parzialmente come un virus dei 5Stelle stessi, pur nati dal Web e non da qualche cavolo d'oro mai storicamente esistito.  Con effetti antifuturo e antiprogresso per la comunità ferrarese stessa nello specifico e quei miti della nuove tecnologie verdi o della Green Economy che delirano di società della decrescita felice (sic!) o di sviluppo sostenibile astrattamente, celando invece , l'ecologia come ecoluddismo, posizioni assolutamente conservatrici.  La crisi attuale generale deriva anche da queso mito ambientalista, nonostante, fin dalle previsioni del celebre Club di Roma degli anni '70 di un certo Aurelio Peccei, gran parte di tutte le problematiche e delle previsioni, si siano rivelate apocalittiche e ecoballe. E lo scriviamo da anni e anni, un conto l'ecologia scientifica, dinamica, non parareligiosa (sempre quello lo stile linguistico e operativo dei vari movimenti o movimentini o gruppuscoli, al di là, dailetticamente e conosciitvamente anche di  molte altre problematiche indubbie, le nuove tecnologie verdi stesse e la stessa Green Economy come scenari importanti di riferimento ma non il Menu strutturale, solo file si fondamentali ma di altro Menu nepopreogressista come Mappa "centrale" , inferibile dalla comunità scientifica, dalle scienze sociali e naturali, da quella che pure esiste chiamata Tecnoeconomy in senso più strettamente sociale e pragmatico. Al contrario per tale scarsa base conoscitiva di cui prima,  i Verdismi sono in Italia ridimensionati o falliti, e forse per una una svolta fummo anche lontani testimoni, negli anni '80  quando, anche a Ferrara, l'originario Sole che Ride a cui ci eravamo avvicinati, ricordo come promotori i vari Bovoli, Guzzi, Lanzoni e altri, in sinergia anche a Roma con un gruppo originario denominato Kronos 1991 all'epoca, curato da un certo S. Vinceti e altri, fu assimilato dai resti della già estrema sinistra, i cosidetti Arcobaleno, minando certa dialettica originaria più aperta e meno ideologica.  All'epoca gli ecologisti originari erano prossimi allo stile conoscitivo evoluto, c'entravano anche gli stessi Radicali non regressivi di quel tempo, dello stesso Club di Roma o di altri gruppi futurologici internazionali, ecologisti scientifici e della comunità scientifica , capaci anche già di rettificare strada facendo certi previsionalismi se nei fatti esitavano imprecisi, ecc.   Dopo la svolta Arcobaleno iniziò la deriva new age che ha prevalso e prevale.  Deriva non a caso in Germania e Francia evitata per basi conoscitive più evolute e appunto più razionali e non solo ideologiche. Nello specifico ferrarese, Tavolazzi e Bratti  almeno parzialmente attraversarono anche dinamiche appunto ecorazionali, ma sempre con la solita parzialità, ferrarese il primo (pur, piaccia o meno, l'unico che ha fatto davvero opposizione...)  e "carrieristica" politichese il secondo, gli stessi non del tutto banali verdi storici ferraresi, utopistici ma ancora ideologici, non a caso autoinquinatisi con troppo prossimità istituzionale... Perchè riassumendo, finchè prevalgono visioni della Natura mitica separata dalla Tecnologia, grave errore persino storico e epistemologico, anche la buona fede eventuale degli ambientalisti ferraresi o in generale, come accadde per il Nucleare, si fanno marketing gratuiti pluridecennali proprio per i nemici storici Petrolieri e copione costante,  nè si può abolire certa "vecchia" tecnologia senza nuove tecnologie realmente possibili e non solo potenziali...  L'autocritica, ovvero un poco di ecologia mentale, come direbbe un certo Bateson, è sempre in ritardo tra gli ambientalisti puri... Solo da certe storiche autocritiche, un nuovo ecofuturo propulsivo e aperto è possibile.

Roby Guerra, Azione Futurista Ferrara