L'altra Luna

Non parliamo della Luna rossa, di quella Luna rosso sangue che ha
segnato con i suoi oscuri presagi la notte tra il 27 e il 28 settembre
scorso. Né vogliamo parlare delle Lune degli altri pianeti, come
quella affascinante di Plutone, che porta il nome di Caronte. Pensiamo
invece alla nostra antica e romantica Luna, che Jules Verne chiamava,
con termine di straordinaria suggestione, l'Astro delle notti. Anzi
dell'altro volto della Luna, per farla breve, la misteriosa dimensione
di Diana, la dea che nel bianco disco notturno era identificata. E del
resto la Luna è il corpo celeste più vicino alla nostra Terra, il
primo ad essere stato conquistato dall'uomo, prima con la fantasia e
poi con gli equipaggi delle missioni Apollo. E fino a questo traguardo
si è giunti, in attesa di spiccare voli più impegnativi, se pur ancora
prematuri ed improbabili. Il punto è comunque che anche di questa
nostra Luna conosciamo solo metà e dell'altra sua faccia sappiamo,
finora, ben poco. D'altronde il nostro satellite naturale è legato
alla Terra e, con un periodo di rotazione (intorno al suo asse) uguale
al periodo di orbitale (intorno alla Terra), non può che mostrarci
sempre la stessa faccia con i suoi reiterati (e tradizionali)
mutamenti. Osservare la faccia nascosta della Luna e da ultimo
fotografarne le lande ignote è stato uno dei primi obiettivi delle
imprese spaziali: le prime immagini della Luna (detta nera) ci sono
state trasmesse dalla sonda russa Luna 3 nell'autunno del 1959. Dopo i
veicoli automatici, gli uomini delle astronavi Apollo hanno sorvolato
spesso la La luna nascosta, ma nessuno è riuscito ad ottenere i
risultati stupefacenti della missione DISCOVR, riproponendoci quella
splendida desolazione che la rende un luogo unico nel suo genere per
l'atmosfera di pace che suscita. E il senso di quiete che aleggia in
quella zona è tale da indurci a volerne preservare la riservatezza
millenaria, che merita non solo di essere ammirata, ma anche tutelata.
E ciò per evitare che l'inquinamento giunga anche lassù e che si
possa, invece, installarvi un radiotelescopio in grado di sondare il
cosmo, riparandosi dalle onde elettromagnetiche.Il problema rimane
controverso e se ne discuterà a lungo per impedire il saccheggio delle
risorse interlunari, poste da questa e dall'altra parte del confine
tra il noto e il meno noto di Selene.
Casalino Pierluigi, 4.10.2015