Quando Omero diceva qualcosa che sarebbe stato più opportuno tacere,
gli studiosi dell'Alessandria ellenistica potevano semplicemente
dichiararlo spurio, basandosi sulla convinzione che Omero non poteva
aver detto una cosa simile. Ed era anche possibile, senza commettere
un sacrilegio, prendere in considerazione l'idea che Omero di tanto in
tanto si fosse appisolato. Ma nel contesto islamico una cosa del
genere era (ed è ancora sotto certi aspetti) impensabile. Anche
"atetizzare" (considerare cioè spurio) la parola del Corano, benché
concepibile in linea di massima, sarebbe stato troppo radicale. E ciò
nonostante che qualche gruppo ereticale sostenesse che, ad esempio, la
sura 12 del Corano non facesse parte del Libro sacro ai musulmani.
Nell'ambito musulmano, il concetto, tuttavia, che si avvicinava (e si
avvicina) alla "atetizzazione" era (ed è) l'abrogazione; il versetto
"Non vi sia costrizione" si poteva dichiarare abrogato, come per
esempio quello "della spada". Fa, infatti, parte della normale
dottrina musulmana che un versetto del Corano possa essere abrogato da
un altro. Si tratta di un principio analogo a quello che governa la
Costituzione degli Stati Uniti nella quale un emendamento possa
abrogarne un altro precedente, o possa addirittura annullare in parte
o in toto una parte della stessa Costituzione. Ma con due differenze
sostanziali: in primo luogo, la Costituzione americana è ancora
suscettibile di emendamenti, pur essendo morti da tempo i padri
fondatori, mentre, in secondo luogo, grazie al modo in cui il
documento è strutturato, non abbiamo bisogno di una comunità di
studiosi che ci dicano cosa emendare. Sotto tale aspetto, peraltro, il
Corano non ci viene incontro, ma di studiosi non c'è mai stata
penuria. La maggioranza di essi, però, non è mai dichiarata disposta
ad abrogare il versetto "Non vi sia costrizione". L'idea aveva senso
per non incoraggiare un'abrogazione delle Scritture ogni volta che
faccia comodo. In qualche caso, nella fattispecie, si dice che lo
stesso Maometto restò piuttosto perplesso di fronte alla possibilità
di abrogare qualche comandamento o versetto del Corano (di fronte alle
richieste dei fedeli), finendo poi per ricevere dall'alto un nuovo
versetto. "Non vi sia costrizione" fu dunque uno di questi nuovi
versetti che il Profeta dell'Islam ricevette anche se lo stesso
versetto fu anch'esso abrogato, pur non essendo necessario abrogarlo.
Una questione davvero ancora aperta e apparentemente irrisolta questa
della tolleranza, nonostante che la lettura critica del testo sacro
islamico sia ancora una disciplina giovane e di difficile percorso. E
ciò alla luce soprattutto di certe involuzioni che abbiamo sotto gli
occhi.
Casalino Pierluigi, 8.10.2015
gli studiosi dell'Alessandria ellenistica potevano semplicemente
dichiararlo spurio, basandosi sulla convinzione che Omero non poteva
aver detto una cosa simile. Ed era anche possibile, senza commettere
un sacrilegio, prendere in considerazione l'idea che Omero di tanto in
tanto si fosse appisolato. Ma nel contesto islamico una cosa del
genere era (ed è ancora sotto certi aspetti) impensabile. Anche
"atetizzare" (considerare cioè spurio) la parola del Corano, benché
concepibile in linea di massima, sarebbe stato troppo radicale. E ciò
nonostante che qualche gruppo ereticale sostenesse che, ad esempio, la
sura 12 del Corano non facesse parte del Libro sacro ai musulmani.
Nell'ambito musulmano, il concetto, tuttavia, che si avvicinava (e si
avvicina) alla "atetizzazione" era (ed è) l'abrogazione; il versetto
"Non vi sia costrizione" si poteva dichiarare abrogato, come per
esempio quello "della spada". Fa, infatti, parte della normale
dottrina musulmana che un versetto del Corano possa essere abrogato da
un altro. Si tratta di un principio analogo a quello che governa la
Costituzione degli Stati Uniti nella quale un emendamento possa
abrogarne un altro precedente, o possa addirittura annullare in parte
o in toto una parte della stessa Costituzione. Ma con due differenze
sostanziali: in primo luogo, la Costituzione americana è ancora
suscettibile di emendamenti, pur essendo morti da tempo i padri
fondatori, mentre, in secondo luogo, grazie al modo in cui il
documento è strutturato, non abbiamo bisogno di una comunità di
studiosi che ci dicano cosa emendare. Sotto tale aspetto, peraltro, il
Corano non ci viene incontro, ma di studiosi non c'è mai stata
penuria. La maggioranza di essi, però, non è mai dichiarata disposta
ad abrogare il versetto "Non vi sia costrizione". L'idea aveva senso
per non incoraggiare un'abrogazione delle Scritture ogni volta che
faccia comodo. In qualche caso, nella fattispecie, si dice che lo
stesso Maometto restò piuttosto perplesso di fronte alla possibilità
di abrogare qualche comandamento o versetto del Corano (di fronte alle
richieste dei fedeli), finendo poi per ricevere dall'alto un nuovo
versetto. "Non vi sia costrizione" fu dunque uno di questi nuovi
versetti che il Profeta dell'Islam ricevette anche se lo stesso
versetto fu anch'esso abrogato, pur non essendo necessario abrogarlo.
Una questione davvero ancora aperta e apparentemente irrisolta questa
della tolleranza, nonostante che la lettura critica del testo sacro
islamico sia ancora una disciplina giovane e di difficile percorso. E
ciò alla luce soprattutto di certe involuzioni che abbiamo sotto gli
occhi.
Casalino Pierluigi, 8.10.2015