Il Premio della Speranza

Così è stato, e come al solito sovvertendo ogni previsione: il Nobel
della Pace è stato attribuito al Quartetto tunisino per la democrazia
pluralista. Si tratta, comunque, di una vittoria che oltre il suo
significato contingente per interessare il destino del mondo arabo nel
suo complesso. Lo sforzo per rendere un paese come la Tunisia una
democrazia moderna costituisce la punta avanzata di un processo che,
pur stentando ad avviarsi altrove, può rappresentare un esempio
contagioso per quelle società, segnate ancora purtroppo
dall'immobilismo civile, tra le tentazioni aberranti di reislamizzare
l'Islam e le coraggiose (e purtroppo minoritarie) avanguardie della
modernità. Il caso tunisino rimane forse isolato nel mare magnum di
esperienze diverse ed opposte, non ultima quella che non sembra altro
che essere farina del sacco ultraortodosso-sunnita in chiave
concorrenziale con lo sciismo (spesso con la complicità
dell'Occidente, che ora si strappa i capelli per ciò che ha favorito).
E' giunta, quindi, l'ora che ci si interroghi su ciò che si vuole
veramente in Occidente: una mancanza di idee chiare che non è da
adesso, ma che risale ai tempi della Conferenza di Sanremo del 1920,
continua a pesare negativamente, senza vie d'uscita apprezzabili sul
piano del progresso di quell'area del mondo. La soluzione del problema
mediorientale, e la presa di coscienza di quanto va fatto per evitare
ulteriori danni, non è più rinviabile. Pena alternative devastanti.
Casalino Pierluigi, 10.10.2015