Curzio Rufo, uno storico sottovalutato.

Non si sa quasi nulla di questo storico latino, che visse
probabilmente nel I secolo d.C., durante il regno dell'Imperatore
Claudio. Si pensò un tempo che le sue Storie di Alessandro Magno
fossero soltanto una ricostruzione romanzata del grande condottiero
macedone: e per questo si spiega il suo successo nel Medioevo. In
realtà gli studi più recenti hanno dimostrato la ricchezza ed
attendibilità delle notizie da lui riportate. La conoscenza del modo
orientale, non solo politica, anzi geopolitica, con ampi e
interessanti riferimenti a situazioni e a condizioni che la ricerca ha
rivalutato per il loro livello di intuizione e di analisi, si
evidenzia con tutta la ricchezza delle riflessioni di uno storico
moderno. La sua opera su Alessandro è il capolavoro della storiografia
classica su questo tema. Analogamente a tutti gli storici antichi,
Curzio Rufo sente Alessandro come una figura doppia: ne ammira le
virtù morali, militari e civili, oltre che l'ansia di infinito, ma ne
condanna la sete di potere, il delirio di onnipotenza che lo segnò
nella fase finale della sua vita. Nessun scrittore dell'Antichità si è
avvicinato così tanto ad Alessandro, nemmeno Plutarco. Curzio Rufo,
invece, possiede una straordinaria sensibilità psicologica e
soprattutto il dono di proporre i sentimenti in modo drammatico e
spettacolare, come un autore teatrale. Le scene che Rufo descrive e il
pathos che le pervade sono di grande attualità e corrispondono al
sentire moderno della multimedialità.
Casalino Pierluigi, 11.10.2015