Cultura e saperi ovvero la vera forza dell'Europa

L'arte stanziale forse non esisteva nella cultura dell'Occidente. In altri termini si può giustamente sostenere che tutto ciò che di meglio e di innovativo è avvenuto negli ultimi tremila anni dalle nostre parti sia in qualche modo il risultato di uno spostamento e di una varietà di incontri. Non bisogna pensare che il primo a credere in una simile esperienza sia stato Gino Severini da Cortona che prese il treno per Parigi: già gli scultori di Creta appresero la loro arte in Egitto, finendo per insegnarla poi agli Achei, con l'esito di creare statue ieratiche di notevole appeal. Analogamente gli artisti etruschi importarono dall'Oriente assiro quei poetici sorrisi ebeti che testimoniano dell'aldilà ancora ai giorni nostri nello straordinario Apollo di Veio. Così ai primi del XVI secolo Erasmo da Rotterdam, mosso da analoga vocazione, lasciò Rotterdam per Basilea, dove si stampava alla grande, e quindi per Roma dove il confronto delle idee aveva raggiunto vertici impensabili, al punto da dissertare sul nulla: circostanza che indusse Erasmo a scrivere il suo celebre Elogio della Pazzia. opera insuperabile per lo spessore psicologico, mentre si recava a cavallo alla corte di Inghilterra, che si separava dalla cattolica Roma, dove lo seguì l'Holbein che già se ne stava a Basilea per evitare i rigori della Riforma protestante, persino il Durer abbandonò la Germania per l'Italia al fine di ammorbidire la sua complessa visione germanica. E perché non risalire a quel Medioevo, epoca di spostamenti illustri, al diapason della filosofia scolastica, nel momento in cui il suo più illustre rappresentante, Tommaso d'Aquino, raggiungeva Parigi e Colonia dal profondo sud italiano, in un'atmosfera culturale segnata dal magistrale insegnamento dell'arabo Ibn Rushd (l'Averroè dei latini), grande punto di riferimento del pensiero dantesco e dell'intera Europa moderna. Con accenti simili si può ricondurre l'esperienze dello scozzese doctor invincibilis Duns Scoto che peregrinò tra la Oxford della sua formazione ad Avignone, a Pisa e a Monaco di Baviera e che discusse le tesi del novarese Pietro Lombardo. E ancora Leonardo si divise tra Toscana, Milano e Francia, mentre più recentemente Giuseppe Verdi fece il pendolare tra Milano, Parigi, Londra e San Pietroburgo e lo stesso Wagner fra Lipsia, la Svizzera, la Sicilia e Venezia, dove si spense. L'Europa è stata per secoli un crogiolo di culture e di saperi, oltre che di intelligenza e di ansie di libertà, da quando la Grecia della democrazia contrastava la Persia autoritaria, Cesare scopriva il sesso in Egitto nell'alcova di Cleopatra e il successo in Gallia, Adriano girava le rive del Mediterraneo e Carlo Magno si proclamava re in Germania e imperatore in Italia. In tutto questo stava la forza dell'Europa, di quell'Europa che si masturba il cervello pensando solo all'euro e all'austerità, conducendo alla disaffezione i suoi popoli. Una caduta inconcepibile, davvero.
Casalino Pierluigi, 10.05.2015