Real Politik: effetti collaterali

Anche l'Isis, l'organizzazione radicale che si fa chiamare Califfato, appartiene a quelle entità che, dalla guerra fredda in poi, sono state e sono il frutto di operazioni di laboratorio che finiscono solitamente per sfuggire di mano e degenerare in modo controproducente. Dal Pakistan giungono,infatti, notizie che questo è vero, paradossalmente vero per l'Isis, a seguito dell'interrogatorio, riportato dalla stampa non solo pakistana, ad un guerrigliero pakistano dell'Isis che ha parlato apertamente di iniziali finanziamenti dell'Occidente alla sua parte (la cosa a dire il vero non è nuova), secondo le molteplici prospettive della logica degli interessi internazionali. In particolare il sostegno all'Isis, anche  alla luce di stessi rapporti parlamentari di diversi paesi europei e degli USA. passa attraverso (forse ormai- bisogna dire- passava a causa del ripensamento dovuto all'evidente e pericolosa deriva in corso, che si sta ritorcendo contro i finanziatori e i mandanti) i sauditi e i loro alleati. L'autoritaria monarchia saudita, amica dell'Occidente, ha infatti molto in comune con l'Isis per lo stesso terreno di base di stampo integralista whhabita salafita. Ed è questo il marchio d'origine dell'Arabia Saudita fin dalla sua fondazione e anche prima di essa dal lontano 1744, segnata com'è dalla inflessibile applicazione della Sharia, la legge islamica nella sua versione più integrale e inflessibile. Inutile discutere qui dei massimi sistemi e dello stato della ricerca degli equilibri in Medio Oriente e delle ricadute di tale aspetto sul piano della sicurezza in Europa e nel mondo. Lo scontro tra sauditi ed iraniani, tra sunna, anzi ultrasunna, e shiiti, è soprattutto alla radice di questi demoni che stanno vagando ebbri di violenza in  regioni a noi vicine, troppo vicine. Cos'è dunque il wahhbismo? Cosa potrà succedere con la nuova successione al trono di Salman non è dato sapere e né se tratti più liberali potranno essere introdotti finalmente in quel Paese. Intanto va detto che questa corrente deriva dal pensiero di Ibn Taymmya, che e venne rielaborato ed abbracciato dai puristi arabi del Negd, i wahhabiti, appunto, che presero il potere con l'allora emiro Abdel-Aziz ibn-Saud, che andò assumendo tale importanza nel mondo arabo fino al riconoscimento della prestigiosa custodia dei luoghi santi dell'Islam. Riprendendo le teorie di Ibn-Taymya, Mohammed ibn-Abdel-el-Wahhabi si propose di ricondurre l'Islam ad una presunta autentica interpretazione della dottrina originaria. Con l'aiuto del parente Mohammed ibn-Saud si mise a diffondere le proprie teorie con le armi, considerando gli altri fedeli musulmani degli idolatri e degni di essere perseguitati dalla guerra santa (come fa oggi la fanatica congrega dell'Isis) I wahhabiti conquistarono  la Penisola Arabica., minacciando seriamente il potere turco-ottomano, ma turchi ed egiziani li ricacciarono  nel deserto. Lotte interne ed esterne li costrinsero ad emigrare fuori dal centro e alla metà del XIX secolo erano quasi estinti, finché l'abile Abdel-al Aziz Ibn Abde-el-Rahman al-Faysal al Saud riuscì a riprendere Ryad, a scacciare i turchi, ad allearsi con gli inglesi ed infine stringere, negli anni Trenta del XX secolo una storica alleanza con gli americani, convincendo nel tempo (con un'abile propaganda) anche gli altri musulmani della bontà delle loro iniziative, se pur guardate con sospetto di eresia dagli altri sunniti che ne rilevavano gli eccessi. L'alleanza con l'America e l'Occidente fu, comunque, uno dei cavalli di battaglia dei sauditi durante la guerra fredda e così oggi si perdonano ad essi molti peccati d'origine, consentendo loro anche di assumere l'egemonia in campo religioso. Situazione che continua, nel bene e nel male. Fino a quando, tuttavia, non si sa. La questione è peraltro di stretta attualità. Nel frattempo i mostri creati ad arte scorrazzano con la loro drammatica capacità di destabilizzazione della convivenza civile.
Casalino Pierluigi, 29.01.2015